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Palermo, crescono gli infermieri liberi professionisti ma non parte l’assistenza di prossimità

I dati dello studio dell’Ordine: solo una piccola parte lavora con partita Iva

Su un campione di 100 infermieri, più della metà opera in regime di libera professione su committenza, mentre solo una piccola parte lavora da libero professionista con partita Iva. E in tutta Palermo e provincia, è attivo solo un ambulatorio infermieristico privato. Questi sono i risultati del censimento effettuato nei mesi scorsi dall’Ordine degli infermieri di Palermo, per una mappa aggiornata dello stato della professione.

Dalle analisi emerge un sempre maggiore interesse verso l’infermieristica, diventata fortemente attrattiva per i giovani, come testimoniano le statistiche di iscrizione al corso di laurea. Ma resta invece lontana l’attuazione dell’infermieristica di prossimità, nonostante le precise indicazioni in merito dell’Ue, che a questo ha dedicato numerose misure specifiche sia come fondi sia come linee del Pnrr. Sulla libera professione infermieristica è stato incentrato il seminario organizzato da Opi Palermo, tenutosi ieri nell’aula ex Ipai dell’Asp, dal titolo «Libera professione in Sicilia; realtà o utopia?». «Con questa provocazione abbiamo voluto accendere i riflettori su un tema che per noi è di scottante attualità - ha detto il presidente degli Infermieri di Palermo e provincia, Antonino Amato - dato che siamo fortemente convinti che in Sicilia, a Palermo in particolare, ci siano tutte le condizioni affinché la libera professione infermieristica possa affermare il proprio ruolo e la propria mission. Perché ciò avvenga è fondamentale che vi siano le condizioni normative e che si avvii subito l’interlocuzione, da noi richiesta da tempo, con le istituzioni a tutti i livelli, da quelle politiche a quelle sanitarie».

Al seminario ha preso parte la presidente della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli. «È necessario creare una vera e propria cultura della libera professione» ha detto la presidente che ha aggiunto: «Questa scelta non deve continuare a essere ritenuta di serie B, anche per uno studente di Infermieristica. Dobbiamo partire dalle università per instillare una visione di sviluppo di carriera che non sia solo all’interno dell’ospedale. Dobbiamo pensare a dare vita a normative di supporto, costruendo percorsi alternativi e facendo rete con gli altri professionisti sanitari».

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