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Palermo, respinto il ricorso dei lavoratori Reset: non passeranno alla Rap

L'avvocato Nadia Spallitta: «L'azienda dei rifiuti affida all'esterno servizi che questo personale potrebbe assicurare»

Non passeranno alla Rap i 40 dipendenti della Reset, azienda partecipata del Comune di Palermo sull'orlo del fallimento, che si sono rivolti al giudice del lavoro per transitare nell’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti. La Rap ha bisogno di nuovo personale tanto che ha indetto un nuovo concorso per 300 nuovi dipendenti e paga decine di milioni di euro per affidare servizi esterni che non riesce a coprire per mancanza di personale. Eppure, il passaggio di circa 90 dipendenti Reset è rimasto bloccato. Così 40 dipendenti si sono rivolti ai giudici del tribunale del lavoro.

La sezione presieduta da Fabio Civiletti ha respinto il ricorso presentato dai lavoratori contro la Rap, assistita dall’avvocato Massimiliano Marinelli. «Per il giudice non c'è il danno grave visto che i dipendenti lavorano e hanno uno stipendio - dice l’avvocato Nadia Spallitta, che difende i dipendenti della Reset -. Purtroppo però il loro stipendio è di 600 euro, visto che lavorano part time alla Reset, azienda che non riesce più a garantire un posto di lavoro a tempo pieno. Non si comprende perché la Rap per mancanza di personale spende 24 milioni di euro l’anno per affidare servizi esterni e non trova le risorse per prendere questi lavoratori. Il loro apporto serverebbe a ridurre i costi per i servizi esterni. Tra l’altro una volta che si completa il concorso per 300 posti, i lavoratori Reset resterebbero fuori».

«Le sentenze non si commentano, ma si rispettano, tanto più quando confermano la bontà delle scelte aziendali. Non possiamo fare altro che adeguarci alle decisioni del tribunale», dice Giuseppe Todaro, presidente della Rap.

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