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Gli svuotano la carta di credito con un sms trappola, giovane palermitano sarà risarcito

L'arbitro bancario e finanziario: l'istituto creditizio non ha garantito la necessaria sicurezza al cliente

Emilio Scrudato

Un giovane palermitano, a cui ignoti avevano svuotato la carta Postepay Evolution con un sms trappola sarà risarcito da Poste Italiane: l'istituto doveva fare di più per garantire la sicurezza del conto da intrusioni telematiche. Lo ha sancito l'arbitro finanziario e bancario a cui si è rivolto il cliente truffato con il sostegno dell'avvocato Emilio Scrudato dopo aver visto respinta la propria richiesta di risarcimento.

Il giovane aveva ricevuto sul proprio cellulare un sms da parte di “Posteinfo” che lo avvisava dell’avvenuta sospensione della propria carta. Per risolvere il problema doveva accedere a un link che si è rivelato una vera trappola. Sul browser è apparsa una schermata perfettamente identica alla pagina di Poste Italiane per l’accesso dei clienti ai servizi online. Tuttavia, l’accesso veniva negato. Poi il correntista ha ricevuto un altro sms: sarebbe stato contattato telefonicamente da un operatore di Poste Italiane. In effetti, di lì a poco, il giovane riceveva una telefonata, il cui interlocutore, presentandosi quale dipendente di Poste Italiane, ribadiva l’anomalia e rappresentava la necessità, al fine di provvedere allo sblocco della carta, di procedere allo storno di alcune operazioni illecitamente effettuate da terzi sul proprio rapporto.

Il correntista è caduto nella trappola e solo dopo si è accorto che gli avevano svuotato il conto. Prima ha fatto denuncia ai carabinieri, poi ha presentato richiesta di rimborso alle Poste che lo hanno negato. Così, assistito dall'avvocato Emilio Scrudato, ha presentato ricorso davanti all’arbitro bancario e finanziario che ha intimato alle Poste di pagare al cliente quasi cinquemila euro per i danni subiti.

“Il collegio di Palermo ha accolto la nostra linea difensiva evidenziando la mancata produzione documentale, da parte di Poste, relativa alle notifiche push, nonché al loro contenuto – spiega l'avvocato Scrudato -. Di conseguenza, richiamando l’orientamento pacificamente espresso, ha correttamente ritenuto che l’intermediario non abbia fornito prova della corretta autenticazione delle disposizioni di pagamento e dell’utilizzo di un sistema di protezione “forte” a doppio fattore, come richiesto dalla normativa vigente”. L’illecita utilizzazione dei codici di accesso personali di un correntista e di trasferimento fraudolento di somme di denaro depositate sul conto corrente costituisce un fatto particolarmente grave, oltre che dilagante, spiega cnora il legale che annuncia anche la prosecuzione del'azione penale “per giungere all’individuazione e alla punizione dei responsabili di tale condotta, che integra una fattispecie penalmente rilevante punita con la reclusione fino a cinque anni”.

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