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Carciofi e broccoli a rischio: è allarme siccità da Cerda e Termini Imerese

Il grido di dolore, stavolta, arriva dal Palermitano, ma nelle prossime ore potrebbe riguardare altre zone dell’Isola particolarmente vocate alle colture invernali, come le campagne orticole che si estendono tra Termini Imerese, Sciara e Cerda, dove i produttori di carciofi e broccoli stanno per terminare la raccolta 2023 registrando già un calo di oltre il 30% rispetto al 2022. Il motivo? È lo stesso che attanaglia la regione da decenni, e che adesso, acuito da sei mesi di scarsa pioggia al netto dei due giorni di tempesta archiviati a febbraio, minaccia un’estate di fuoco: il combinato disposto tra siccità, acquedotti colabrodo e dighe a ridotta capacità di volume causa fango.

Più nel dettaglio, le aziende del comprensorio imerese, fanno sapere dalla Cia Sicilia Occidentale, per tutto l’autunno - periodo in cui avviene la fertirrigazione, la concimazione liquida essenziale per la produttività del terreno – hanno potuto contare solo sulla pochissima acqua caduta dal cielo, visto che quella proveniente dall’invaso di Rosamarina si è dispersa in mille rivoli, tra le perdite (croniche) delle vecchie condutture gestite dal Consorzio di bonifica, dove viene bruciato circa il 50% del volume idrico disponibile.

E lo stallo continua ancora: dallo scorso ottobre, totale black out nei rifornimenti, mentre gli orticoltori, preoccupati dal clima siccitoso e soprattutto dal costante deficit d’acqua, guardando alle colture estive si interrogano su quante risorse potranno contare. La stessa domanda arriva dai produttori del Trapanese e dell’Agrigentino, che hanno già acquistato le piantine di melone e melanzana per il travaso in terra, e che oggi chiedono al Consorzio di conoscere nel dettaglio le quote idriche che verranno distribuite prima e durante i mesi più caldi. Per adesso, nessuna risposta.

Tutto dipende dai piani irrigui, legati a filo doppio con i programmi di gestione che dovrebbero rendere più efficienti le dighe dell’Isola, richiesti con urgenza, a fine febbraio, dall’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, afferente alla Regione, a tutti gli enti che amministrano gli invasi, dunque alla stessa Regione - al Dipartimento acqua e rifiuti – nonché ai Consorzi, a Enel, Eni e Siciliacque.

Un invito inoltrato insieme alla direttiva anti-siccità, che prevede la pulizia dei volumi “morti” dei bacini, da anni riempiti di sabbia e fango, ma anche di rattoppare la rete idrica, di riattivare i pozzi inutilizzati da tempo e, come ultima ratio, di contingentare l’acqua. Intanto, in queste ore, un grido di dolore (l’ennesimo) arriva pure dalla zona etnea, e precisamente dal Comitato spontaneo degli agricoltori della Piana di Catania, che dopo aver incontrato l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, «al quale abbiamo rappresentato l’imminente arrivo di una stagione di siccità dovuta alla conosciuta assenza di risorse idriche nei vari bacini del comprensorio», non hanno ancora «trovato riscontro alle problematiche sollevate, nonostante le tempestive segnalazioni» al Consorzio di bonifica, mentre «il bacino di Lentini non vede ripristinate le pompe di rilancio né le correlate condotte». (*ADO*)

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