«Già poche ore dopo la nascita» la società Blutec, creata nel dicembre del 2014 per rilevare l’ex stabilimento Fca di Termini Imerese, fu interessata da «condotte distrattive» da parte dei suoi amministratori. È quanto scrive («per quanto sorprendente possa apparire») il tribunale di Torino nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso novembre è stato condannato il presidente, il 75enne Roberto Ginatta, a sette anni di carcere.
I giudici hanno quantificato la presunta malversazione in 15,2 milioni di euro, riconoscendo così alla Regione Sicilia, che si era costituita parte civile, un danno di 16 milioni. Nel 2014 l’imprenditore Ginatta era il «dominus» del gruppo Metec, che era uno dei fornitori primari di Fca. Il tribunale ha preso atto che la difesa ha sostenuto che «agì in una condizione vicina allo stato di necessità» perché «pressato» da ambienti politici e dallo stesso management della casa torinese, che su Metec esercitava una «influenza dominante». Però, dopo avere sottolineato che Ginatta non ha mai fornito in prima persona la sua versione dei fatti, hanno concluso che «questa condizione al massimo avrebbe potuto giustificare che si fosse rassegnato al fallimento Blutec» (dichiarato nel 2020) e a «prolungare l'agonia del complesso siciliano», ma non la bancarotta fraudolenta, e in particolare «la massiccia distrazione di fondi verso Metec, l’accumulo di un ingente debito erariale e l'irridente condotta tenuta nei rapporti con Invitalia» (Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti, ndr) che erogò dei finanziamenti.
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