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Start-up, a Palermo messo in liquidazione il consorzio Arca: rivolta sui social

Start-up, a Palermo messo in liquidazione il consorzio Arca: rivolta sui social

Messo in liquidazione l’incubatore universitario per start up in Sicilia. Il consorzio Arca (applicazione della ricerca e la creazione di aziende innovative) era nato nell’ormai lontano 2003 sotto forma di partenariato tra l’Università degli studi di Palermo, dove aveva la sua sede nell’edificio 16, e i consorzi universitari di Agrigento, Trapani e Caltanissetta.

Solo due anni dopo, nel 2005, Arca diventa incubatrice annoverando nel suo percorso oltre 80 progetti, di cui più della metà oggi diventate imprese, che, terminato il percorso, camminano con le proprie gambe. All’incubatrice per start up, Arca affiancava servizi resi alle imprese: il consorzio, infatti, era in grado di assistere e sviluppare i modelli di business, e supportare le aziende nella ricerca di nuovi partner e risorse per  ampliare le ambizioni di impresa. I risultati ottenuti le avevano permesso di essere, insieme all’università Federico II di Napoli, coordinatrice dei progetti dell’Eit Health, un organizzazione indipendente co-fondata dall’Unione europea per promuovere lo sviluppo delle imprese, in Italia, e di entrare a far parte del circuito Een, Enterprise europe network, ovvero una rete di servizi di informazione e assistenza alle imprese, diventata la più grande rete di sostegno alle piccole e medie imprese operante in Europa e nel mondo.

Negli ultimi giorni, però, è arrivata la notizia della messa in liquidazione, che ha generato perplessità nei tanti imprenditori che, grazie al consorzio, erano riusciti a realizzare i propri sogni ed idee: «Un esempio di eccellenza del nostro territorio - scrive Simona sui social -, ne ho sempre parlato con altri colleghi di altre università come un vanto, qualcosa che noi avevamo e gli altri no. Spero possa essere una notizia transitoria, a rimetterci non saranno soltanto le start up, ma crolla quel ponte già pericolante tra le competenze che fornito ai nostri giovani e come loro possano riuscire a metterle in pratica sul territorio».

«Luoghi come questo sono fondamentali per poter sbagliare, testare, provare ad avviare una impresa innovativa - sottolinea Francesco -. Senza Arca, tante iniziative e opportunità che esistono oggi non avrebbero visto la luce». «Dopo averlo tenuto per anni sotto finanziato e senza una dotazione economica che lo rendesse competitivo nel confronto con altri incubatori - scrive Manfredi Domina - Unipa uccide l’unico luogo in cui si faceva trasferimento tecnologico».
Dall’Ateneo, però, hanno fatto sapere che la situazione di Arca era ormai compromessa: «Da quando si è insediata la nuova Governance - ha spiegato il prorettore vicario Enrico Napoli - abbiamo visto che lo stato finanziario di Arca non è sostenibile e va sempre più progredendo verso la negativizzazione. La scelta non è dettata da una politica di disimpegno da parte dell’Università su questo tema - prosegue Napoli -, anzi, tutt’altro. Purtroppo, però, Arca è a capitale interamente pubblico e la legge non consente di poter aiutare il consorzio, che invece dovrebbe camminare con le proprie gambe. Così, abbiamo nominato un liquidatore - Baldassarre Quartararo - che avrà il compito di portare a compimento i progetti e traghettare le 13 start up al momento all’interno dell’incubatore. L’alternativa è il fallimento».

Per il futuro, però, sembra che l’università abbia in mente di ricreare nuovamente il consorzio sotto un altro profilo: «Ricostituire una nuova Arca - dice Napoli - e ridarle una nuova vita, attraverso la valorizzazione del marchio». Tra le possibili idee, prende piede anche l’ipotesi di far entrare i privati in modo da rendere il futuro incubatore più facilmente gestibile.

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