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Palermo, la vertenza Covisian finisce in Parlamento: domani riferisce il governo

Protesta dei lavoratori Covisian e Almaviva alla Stazione Notarbartolo (foto Fucarini)

«Il question time del Gruppo Pd di domani - 27 aprile - con il ministro dell’Economia Franco avrà come oggetto la vertenza Ita/Covisian. Non c'è infatti più tempo da perdere, c'è in ballo il futuro dei 543 lavoratori ex Almaviva di Palermo e Rende e delle loro famiglie. Il governo deve chiedere ai vertici di Ita di venire al tavolo convocato al ministero del Lavoro».

Lo sottolineano i deputati del Pd Debora Serracchiani e Carmelo Miceli. Intanto, la tensione fra i lavoratori cresce giorno dopo giorno e dopo i sit-in dei giorni scorsi, oggi hanno occupato la sede del call center di via Ugo La Malfa a Palermo. «Ita - aggiungono i parlamentari del Partito Democratico - è una società a capitale pubblico, totalmente partecipata. Le ragioni del profitto non possono essere perseguite venendo meno agli impegni presi e a scapito dei lavoratori».

«L'occupazione della sede di Covisian da parte dei lavoratori - DICE Giuseppe Tumminia, segretario della UilCom Sicilia - misura il loro stato di disperazione. Risulta incomprensibile, infatti, come il management di Ita continui imperterrito a non dare risposte alle richieste di convocazioni da parte dei sindacati, delle commissioni parlamentari e del ministero del lavoro». Per Tumminia «è una situazione paradossale. L’Azienda in questi mesi sta sommando una serie di decisioni e misure illegittime come ad esempio la presentazione del bando di gara che non tiene conto dell’applicazione della clausola sociale. E ancora, l'offerta commerciale che è stata un’offerta al massimo ribasso, al di sotto delle previsioni della legge italiana. E infine patti commerciali tra i due soggetti che determinano la condizioni di crisi trasformando le persone in merce. Un atto gravissimo. Chiediamo ai vertici di Ita di smetterla con questi giochini e presentarsi ai tavoli di confronto venga per spiegare cosa sta succedendo evitando la macelleria sociale».

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