Monta la protesta dei 621 operatori Almaviva impegnati nel servizio clienti dell’ex Alitalia che oggi, a colpi di fischietto, hanno manifestato davanti alla sede di Covisian, in via Ugo La Malfa, a Palermo, alla quale è stato assegnato il servizio di call center della nuova Ita. Contestata la mancata applicazione della clausola sociale per la tutela dei posti di lavoro nel passaggio alla nuova società. Un clima di incertezza amplificato dal programma di assorbimento del personale Almaviva - poco più di un centinaio mentre per il resto il futuro è legato speranze di sviluppo del servizio - in assenza al momento di una data certa per un nuovo tavolo al ministero del Lavoro.
Così in tanti si sono dati appuntamenti davanti ai cancelli della sede palermitana di Covisian esponendo cartelli con le scritte «Basta scorciatoie, ricatti, tagli, vogliamo essere il futuro», «State uccidendo il nostro lavoro, clausola sociale subito», e una piccola bara di cartone con impresso «Rip Alitalia».
Tanta l’amarezza di chi, come Tiziana Lo Bianco, 44 anni, divorziata e con due figli di figli di 23 e 16 anni, dal luglio del 2001 è impiegata nel call center dell’ex compagnia di bandiera: «Più che amareggiata sono disillusa e sconfortata - afferma - soprattutto perché al momento non vedo prospettive. Mi sembra si stia giocando sporco e questo ci fa pensare che i giochi siano fatti. In teoria dovremmo essere tutti riassorbiti ma della clausola sociale non c'è traccia», aggiunge.
I sindacati, intanto, chiedono con forza un nuovo incontro a Roma: «La conferma dovrebbe arrivare dovrebbe arrivare in settimana - commenta Massimiliano Fiduccia Rsu Slc-Cgil Palermo - azioni unilaterali come quelle di Covisian non aiutano all’equilibrio precario di questa complicata vertenza. Continueremo la protesta fino a quando non avremo risposte da Ita, da Covisian e dal governo nazionale che deve farsi garante sia per i 621 lavoratori di Palermo e Rende. Ma anche per un intero comparto - conclude - uno dei pochi ad avere una legge dello Stato che regola il cambio di appalto e che oggi rischia di essere disattesa».
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