Che il dato sia in crescita non stupisce. La crisi causata dalla pandemia, le chiusure, l’economia ferma, i posti di lavoro persi. Il 30% dei contribuenti, dalle utenze domestiche alle case di riposo fino ai campeggi e alle officine, non ha saldato la prima rata del primo semestre della Tari 2021, che avrebbe dovuto far incassare al Comune oltre 60 milioni di euro. Al momento, secondo le tabelle stilate dal Comune, il mancato introito della prima tranche di pagamento che si doveva saldare a giugno è di circa 37 milioni. L’importo complessivo a fine anno, in base ai conti della Rap, che gestisce il servizio di raccolta dei rifiuti, è di 127 milioni. Solo il debito dei privati morosi ammonta intanto a oltre 18, con 147 mila ritardatari. Allarma soprattutto in vista di una proiezione a chiusura del conguaglio, a fine dicembre, quando in molti potrebbero saldare il debito in unica soluzione. Ma se il trend dell’evasione fosse confermato, l’Amministrazione si troverebbe con circa 70 milioni in meno nella sua economia ed un tasso di evasione vicino al 60 per cento. Questo, però, se si fanno i conteggi alla lettera e soprattutto senza tenere in considerazione la sopravvenuta possibilità di detrarre parte della spesa concessa a circa 30 categorie da una delibera di Giunta che ha destinato agevolazioni per quasi 27 milioni di euro complessivi, per alleggerire di quasi l’80% il peso del tributo sulle imprese. In vista del paventato sconto, che resta subordinato allo stanziamento dei fondi regionali, chi rientra nel fortunato plafond potrebbe avere bypassato ad arte il versamento della prima tranche per poi saldare tutto in una volta e senza interessi di mora. Le agevolazioni saranno applicate in automatico come taglio effettivo del saldo o come credito per il 2022 in caso di avvenuto pagamento. Nel 2020, sui 130 milioni previsti dal costo del servizio di raccolta della Rap ne sono mancati circa 56, con una percentuale di evasori attestata a fine anno al 43,47%. Lo spaccato dei contributi, quartiere per quartiere e categoria per categoria, indica però ad oggi una situazione ulteriormente aggravata. Tirando le somme, al primo appello restano in posizione debitoria 192.495 tra utenze, attività e istituti. Tra i quartieri dove la cartella resta nel cassetto così come è stata recapitata, lo Zen con oltre 4.000 pagamenti sospesi che valgono 700 mila euro, oltre quattromila evasori nella zona del Tribunale (954 mila euro), 5.500 posizioni aperte per un debito di oltre un milione nell’asse Terrasanta-Borgo Vecchio. Ma anche un migliaio che se la stanno prendendo calma nella zona del Giardino Inglese. «Ho voluto i dati relativi all’acconto Tari perché è bene sapere che il predissesto del Comune è stato condizionato da questi numeri che parlano di un’evasione stratosferica - dice il consigliere Marcello Susinno, di Sinistra comune -. Il Comune non ha debiti ma il problema sta nella scarsa capacità di riscossione. Per coprire l’evasione occorre fare ricorso ai fondi comunali, un qualcosa che a cascata condiziona la spesa. La gestione dei rifiuti e il loro conferimento per legge devono essere garantiti e per l’Azienda diventa sempre più complicato assicurare i servizi, in un territorio dove purtroppo ancora vi sono gruppi di cittadini che mantengono un livello di inciviltà altissimo per l'abbandono di materassi, elettrodomestici e rifiuti ingombranti». Eppure, in città l’importo della Tari è nettamente al di sotto di altre città siciliane come Trapani e Catania, dove una famiglia di tre persone con una casa di 100 metri quadrati paga un importo annuo che si aggira attorno a 500 euro. Qui la tariffa è di 310 euro.