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La farina è più cara: e sale anche il prezzo del pane, da Palermo ad Alcamo

Nel capoluogo alcuni hanno già aumentato, altri attendono. Nella cittadina del Trapanese la decisione è stata presa al termine di una riunione. Incidono anche le tariffe energetiche

Aumenta il prezzo della farina e si preannunciano rincari nelle bollette di luce e gas.  Tutto questo fa innalzare il costo del pane.

A Palermo alcuni panifici della città hanno già fissato i primi aumenti e i consumatori se ne sono accorti in questi giorni. È accaduto ai residenti di Cruillas e via Montepellegrino. La farina è aumentata di 12 centesimi al chilo e il costo del pane è aumentato mediamente del 18%. Anche Alessio Tuttoilmondo che ha il panificio in via Morello ha aumentato i panini di 5 centesimi l’uno. «Ho dovuto aumentare il costo del pane - dice - perché le spese per noi sono aumentate, a cominciare dalla farina il cui prezzo è salito alle stelle». Altri panificatori invece stanno attendendo. In via Lo Iacono, Antonino Di Gesù evidenzia le difficoltà economiche ma tiene ancora duro. «Io non voglio aumentare il costo di un bene primario come il pane - dice –, capisco le famiglie, ma se lo faranno tutti, io dovrò adeguarmi». Della stessa idea Giovanni Pagano che ha il panificio nella stessa strada. In piazza Principe di Camporeale, Angelo Agate presume di dover rincarare il pane entro l’anno. «Utilizziamo i grani siciliani e ci battiamo per vendere questo tipo di pane – dice - ma se aumenta il costo delle materie prime, saremo costretti a dover alzare il costo del pane. Ci dispiace».

Sull’argomento si esprime anche Lillo Vizzini, presidente di Federconsumatori. «I primi segnali dei temuti rincari autunnali si sono cominciati a registrare - commenta -. Infatti in città e in alcuni Comuni della provincia stanno iniziando ad aumentare il prezzo del pane. Non tutti i panifici hanno aumentato i loro prodotti, ma la strada sembra tracciata. Questo è solo l’anticipo della raffica di rincari che dovranno fronteggiare le famiglie. Infatti, il primo ottobre si potrebbero verificare rincari dal 30% al 40% per l’energia e il gas. Se le anticipazioni dovessero essere confermate, sarà una stangata, perché si darà il via ad una serie di aumenti a catena, disastrosa per le famiglie. Il governo deve intervenire subito per sterilizzare gli aumenti delle bollette, mettendo mano sugli oneri di sistema e facendo serrati controlli sulla filiera alimentare, per combattere sul nascere, possibili cartelli, per esempio sui prezzi di grano, farina, pane e prodotti da forno».

Gli aumenti delle materie prime scattate in questi giorni hanno indotto anche i titolari dei panifici di Alcamo ad anticipare l’aumento del prezzo del pane, che era previsto a partire dal primo ottobre. L’aumento è scattato ieri mattina. Nel corso della riunione nei locali della Cna è stato deciso il nuovo listino prezzi che riguarda le pezzature più acquistate dai consumatori. Un chilo di pane a partire da domani costerà tre euro al chilo. Ovvero sessanta centesimi in più rispetto a quanto era stato deciso due anni fa.

Il prezzo rimase fermo ad Alcamo per circa 20 anni, ma non tutti rispettavano il listino vendendolo da 20 a 40 centesimi in meno rispetto agli altri. Ma ora sembrano tutti decisi ad applicare il nuovo listino. Tre euro per un chilo. Un euro e 50 per mezzo chilo. Ottanta centesimi per il quartino. Aumenta di dieci centesimi il panino a legna: da 40 a 50. Invariati i prezzi del pane fatto con i grani antichi: russello, perciasacchi, tumminia, senatore Cappelli, biancolilla per invogliare i consumatori ad acquistare questo tipo di pane.

La decisione di anticipare a domani l’aumento del prezzo del pane deriva dai vertiginosi rincari soprattutto della farina il cui prezzo in questi giorni è passato da 40 a 78 centesimi. Il frumento comprato dai mulini è arrivato a 50 centesimi al chilo rispetto ai 20 di alcuni giorni fa. Aumenti generalizzati per l’acquisto di tutte le materie prime per confezionare da l’alimento base di ogni tavola: ovvero il pane.

Ad Alcamo evidenziano un altro problema: il personale che non si trova poiché tra reddito di cittadinanza e il sacrificio di alzarsi la mattina dopo le 4 per andare a fare la prima infornata, i giovani preferiscono altro.

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