I conti del Comune di Palermo sono in una trappola senza via d’uscita. La riscossione volontaria è un disastro perché appena un contribuente su tre paga osservando le scadenze fissate dall’amministrazione; mentre è una specie di catastrofe la cosiddetta riscossione coattiva, quella cioè che viene azionata quando i cittadini si ostinano a non versare quanto da loro dovuto: in dieci anni sono state affidate richieste di riscossione per 1,3 miliardi di euro e ne sono andate a buon fine solo il 31,8 per cento, 380 milioni in totale.
Il risultato - scrive Giancarlo Macaluso sul Giornale di Sicilia in edicola - è un corto circuito in base al quale Palazzo delle Aquile a breve potrebbe dichiarare il dissesto finanziario visto che ha un disavanzo strutturale di 79 milioni di euro sul fondo crediti di dubbia esigibilità, mentre altri 82 milioni ma solo per quest’anno sono da dirottare al fondo spese legali per le cause perdute con la curatela di Amia e con l’Immobiliare Strasburgo.
Insomma, una situazione sempre più a tinte fosche. E l’unica speranza è un cambio della legislazione in senso più favorevole agli enti locali: fare pa- gare la Tari caricandola sulla bolletta elettrica, ad esempio, è una delle solu- zioni che erano state individuate dal sindaco Leoluca Orlando.
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