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Dalla Sicilia studi per produrre energia dal caffè

PALERMO. Vincenzo Scaletta, 26 anni, imprenditore siciliano, una laurea in giurisprudenza e un master in management politico conseguito a Roma presso la sede del “ IlSole24ORE Business School–LUISS SoG”. Da mesi, insieme all’associazione no-profit “Fare Ambiente”, di cui è delegato regionale e responsabile dell’economia circolare (green e blue economy), si occupa di trovare una politica economica adatta a diminuire e soprattutto valorizzare il ciclo della produzione dei rifiuti.

Durante i suoi studi ha potuto approfondire - spiega - la blue economy, il modello proposto dall’economista belga Gunter Pauli in base al quale si può arrivare a mini-mizzare gli scarti e le emissioni inquinanti riciclando tutte le sostanze utilizzate durante il ciclo di produzione di un’azienda. Grazie all’ausilio della C.S.T. & Partners s.p.a., società di cui Vincenzo Scaletta è membro del consiglio di amministrazione, ha potuto sperimentare e approfondire i possibili impieghi alternativi del caffè.

I fondi di caffè vengono raccolti assieme alla frazione umida dei rifiuti e nella maggior parte dei casi portati in discarica, ignorando così le enormi potenzialità che pos-siedono, quale fra tutte, la capacità di produrre energia elettrica.

Tra gli utilizzi più interessanti dei fondi di caffè figura la fabbricazione di pellet per stufe pirolitiche, mentre gli scarti di lavorazione (ad es. il rivestimento dei chicchi), che provengono dalle torrefazioni, possono essere utilizzati come biomassa senza ulteriori lavorazioni, con un consistente risparmio energetico.
Ricordiamolo: grazie alla mancanza di additivi, il pellet è un combustibile particoarmente pulito ed essendo di origine biologica, rispetta le direttive del protocollo di Kyoto sulle emissioni, abbassando notevolmente l’impatto ambientale rispetto ai combustibili fossili.

Il vantaggio di riutilizzare i fondi di caffè consiste innanzitutto nell’eliminazione di un’ingente quantità di materiale dal ciclo di smaltimento dei rifiuti in discarica, evi-tando così lo spreco di risorse fondamentali e, last but not least, riducendo l’inquinamento atmosferico.  Come se non bastasse, le ceneri finali ottenute dalla lavorazione del prodotto possono essere utilizzate ulteriormente come fertilizzante.

L’intenzione è di avviare un sistema di raccolta differenziata dei fondi di caffè da convertire in pellet ecologico. Un risparmio certamente notevole che si inserisce perfettamente nel pacchetto cosid-detto «economia circolare» approvato dal Parlamento Europeo, volto a favorire azio-ni decise sul recupero e riciclo dei rifiuti entro il 2030.

L’obiettivo principale è quello di aumentare la percentuale di rifiuti urbani che deve essere riciclato o preparato per il riutilizzo: almeno il 70%, mentre l’obiettivo fissato dalla Commissione Ue nella proposta si attestava al 65%. Regole severe anche per i rifiuti alimentari: rispetto al 2014, l’obiettivo è quello di ridurli del 30% per il 2025 e del 50% entro il 2030.
In via sperimentale -spiega- si è reso conto che con una semplice lavorazione di es-siccazione è possibile valorizzare questo prodotto creando così un nuovo mercato ad impatto zero.
Sembrerebbe solo una questione di salvaguardia dell’ambiente ma, secondo la Com-missione Europea, in ballo ci sarebbero ben 580mila posti di lavoro che andrebbero a crearsi attraverso l’economia circolare con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie a un uso più efficiente delle risorse e quindi a una ridu-zione delle importazioni di materie prime. Solo in Italia si possono creare almeno 190mila nuovi posti di lavoro, al netto dei posti persi a causa del superamento dell’attuale sistema produttivo.
La sua idea quindi genererebbe significativi sviluppi in termini di creazione di posti di lavoro e produrrebbe un nuovo scenario di investimento in linea con gli obiettivi della blue economy.

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