TERMINI IMERESE. A Termini Imerese si torna a lavorare: da quest'anno al 2018 saranno riassorbiti i 700 operai ex Fiat rimasti senza lavoro dopo la chiusura della fabbrica avvenuta il 24 novembre 2011. Oggi è stato firmato a Roma l'accordo tra Blutec e Invitalia che consente alla società del gruppo Metec di cominciare entro quest'anno la produzione di componentistica per auto, con l'utilizzo di un primo gruppo di 200 dipendenti. L'investimento è di 95,8 milioni, di cui 71 concessi dallo Stato e dalla Regione siciliana.
L'altro progetto previsto per il polo industriale, la costruzione di auto ibride ed elettriche, attende la valutazione delle offerte da parte dell'advisor Invitalia. Per il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi "giunge positivamente a conclusione una lunga e difficile operazione di salvataggio e di rilancio. Termini Imerese, sito industriale strategico per la Sicilia, torna a essere un'area dove si parla di sviluppo e produzione e si accantonano i problemi occupazionali che finora si sono susseguiti".
Soddisfatto il Governatore della Sicilia, Rosario Crocetta: "Sappiamo che le prime 200 assunzioni saranno ad aprile. In Sicilia si riparte e si torna a produrre auto. Ci sono state difficoltà, sembrava un'impresa impossibile ma alla fine ci siamo riusciti, lavorando con il ministro per l'Economia e con Renzi che ringrazio". La Fiom rivendica il ruolo del sindacato e delle lotte operaie che hanno condotto a questo risultato, e la Cisl sottolinea la necessità di dare un futuro ai lavoratori dell'indotto (300 nel 2011, metà dei quali licenziati dopo la chiusura della fabbrica). Al rilancio di Termini Imerese sono stati destinati circa 350 milioni di euro di fondi pubblici, inclusi quelli assegnati a questo primo step.
Per il polo industriale siciliano, costruito a partire dagli anni Sessanta, inizia un'altra era, dopo che la Fiat aveva chiuso un quarantennio di attività cominciato il 19 aprile 1970 con l'uscita dalla fabbrica della prima vettura, una 500 L, cui seguì due anni dopo la versione R, l'ultima della mitica utilitaria, che cedette il passo alla 126, poi alla Panda, alla Punto e, infine, alla Lancia Ypsilon. La costruzione dello stabilimento "Sicilfiat" (si chiamava così perché la Regione deteneva il 40% che mantenne fino all'1 novembre 1970, quando cedette le proprie quote all'azienda torinese) cominciò nel 1968. Il numero degli operai passò dai 1.500 degli esordi ai 3.200 degli anni Ottanta.
I primi segnali di crisi si ebbero nel '93 e nell'autunno del 2002 si parlò per la prima volta di chiusura, poi avvenuta nove anni dopo. Dal 2011 si sono susseguiti vari tentativi di ripresa dell'attività, a cominciare dalla meteora Massimo Di Risio, patron della Dr Motor. Voci, presto smentite, davano per certo un interessamento della Toyota, poi quello di investitori cinesi. E non mancarono progetti per cambiare destinazione all'area: si ventilò persino la costruzione di un parco divertimenti.
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