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Diodato: «Palermo? È ballare alla Vucciria»

Il concerto domani al Teatro di Verdura. Il cantautore torna in città e promette un live intenso: «È un luogo in cui vorrei vivere, ha un’energia potente»

Diodato arriva in Sicilia tra emozioni e visioni: domani al Teatro di Verdura il cantautore pronto per un live intenso e immersivo, capace di trasformare un concerto in un viaggio sonoro, tra poesia e sound. E, mentre poco più in là del teatro si giocherà l’amichevole Palermo–Manchester City, al Verdura ci sarà uno show fatto di empatia, arte che unisce e musica che non smette di cercare e di far sentire vivo il pubblico. «A Palermo - dice Diodato - mi sono trovato a ballare alla Vucciria con amici in mezzo a persone che venivano da tutto il mondo. C’era un senso di comunità molto profondo».

Torna in Sicilia con il suo tour dopo una stagione teatrale…

«Quella del teatro è stata una delle esperienze più potenti del mio percorso, perché in qualche modo mi ha permesso di creare una sorta di viaggio emozionale che si ripeteva ogni sera, sempre in maniera diversa. Non bisogna solo portare in tour dei musicisti che suonano sul palco, ma va incluso il pubblico. Ed è quello che sto provando a portare anche questa estate».

Che rapporto ha con questa Isola?

«È un rapporto che negli anni è cresciuto. Palermo è un luogo in cui vorrei vivere, anche perché ha delle vibrazioni fortissime, un’energia molto potente. Sicuramente è una delle città più vive in Italia e sono veramente poche quelle che hanno questa forza. Ci torno spesso per approfondire queste sensazioni e quando ci suono sono concerti molto potenti».

Cosa le viene in mente quando pensa a Palermo?

«Ho passato delle serate incredibili con amici che mi hanno portato in giro. Ho dei bei ricordi, soprattutto legati all’umanità, all’incontro con le persone ed a momenti esilaranti anche con sconosciuti. È sorprendente il fatto che questa città sia abitata da persone di ogni parte del mondo. Ho ricordi di grandi bevute e di grandi feste per strada».

Non ci credo più, il suo ultimo singolo sembra quasi una presa di posizione…

«Credo sia importante tornare a sentirsi parte di qualcosa, a gridare anche con forza ciò che non vogliamo e ribadire le nostre consapevolezze. Dobbiamo riunirci, incontrarci, riconoscerci e capire che siamo in contatto e che vogliamo un altro mondo in cui vivere».

Da Fai Rumore al progetto Un atto di rivoluzione i suoi temi sembrano quasi politici…

«Uno dei drammi degli ultimi decenni, forse, è stato proprio quello di allontanare questa parola dal suo significato riducendola a qualcosa che ha a che fare solo con i partiti o con chi amministra. Credo, invece, sia necessario recuperare un rapporto sano con questa parola, con ciò che rappresenta e sentirsi parte di un tessuto sociale ed essere consapevoli che ogni azione quotidiana interviene nella vita reale».

Ecco perché Un atto di rivoluzione…

«Dobbiamo riconoscere il potere che abbiamo nelle decisioni e nelle azioni quotidiane, mentre invece ci viene alimentato il senso di impotenza. Cosa ha fatto la politica negli ultimi anni? Ci ha detto: “Ci pensiamo noi”, creando una frattura enorme. E questo ha portato a non riconoscerci nelle figure politiche, a fidarci ed a vedere una soluzione. Tutto questo fa parte anche del mio percorso, sia artistico che umano».

Un percorso da cantautore ma anche fatto di suggestioni…

«Ci sono momenti in cui hai bisogno di gridare, di dire con forza delle cose e altri in cui vorresti stare su una montagna, in una baita, a suonare davanti al fuoco. Ogni situazione ha la sua colonna sonora».

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