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Sicilia, emergono nuovi esemplari di antiche «Triplice Cinta»

A Palermo molti sono gli esemplari: sono infatti presenti nei poggiatoi esterni della Cattedrale, nelle colonne esterne della Cappella Palatina, in giardini e persino a Palazzo Steri

L’antichissima Triplice Cinta, ossia ossia la rappresentazione di tre cerchi e/o quadrati concentrici uniti al centro, è uno dei misteri più suggestivi dei tempi. Per la loro decriptazione occorre far riferimento ad antiche conoscenze del passato, quando si riteneva che attraverso la geometria si potessero comprendere quei rapporti invisibili necessari per giungere all’armonia con le frequenze positive dell’universo. Fu dunque un fiorire di schemi e strutture volte a replicare i meccanismi della natura onde poter catturare e attingere a energie positive e magiche.

Dunque i segni tracciati sono d’auspicio alla rigenerazione e richiamo alle energie positive.

A Palermo molti sono gli esemplari: sono infatti presenti nei poggiatoi esterni della Cattedrale, nelle colonne esterne della Cappella Palatina, in giardini e persino a Palazzo Steri. Ma a ben vedere, anche la stessa disposizione della attinge a quella forma geometrica ove le quattro linee richiamano i quattro elementi, le stagioni, le trasformazioni e gli stadi di conoscenza. Occorre però precisare che la rappresentazione dei tre cerchi e/o quadrati può assumere doppio significato in base alla disposizione verticale o orizzontale. La prima, dal valore sacrale, è meno frequente ed è connessa alla necessità di rinvenire la percezione energetica di un luogo e il suo Spiritus Loci. I suoi modelli sono presenti sotto forma di graffito, scultura o incisione in numerosi siti archeologici dell’antica Mesopotamia, in India, Egitto e nell’Impero Romano. Molti esempi medioevali sono ancora visibili su facciate, chiese, su pietre d’angolo di palazzi, basamenti di colonne e loggiati. Ne hanno lasciato traccia anche i Templari nella porta d’ingresso del Castello della Torre del Coudray, a Chinon in Francia, dove furono segregati prima di essere arsi al rogo nel marzo 1314.

La seconda, ossia la disposizione orizzontale dei quadrati o cerchi, ha valenza diversa e richiama l’antico gioco di origine araba “filetto”, introdotto attraverso la Spagna con la denominazione di “el-qirkat” e chiamato anche “Alquerque” e presente sul retro di numerose scacchiere o sulla stesso gioco della dama. Pertanto la sua realizzazione e uso potrebbe essere inteso in senso ludico.

I quattro esemplari di TC (Triplice Cinta) della Cattedrale e di Palazzo dei Normanni sono posizionati orizzontalmente e si può supporre che la realizzazione sia stata legata a finalità ludiche ma non si esclude che possano essere stati indizi per i pellegrini che percorrevano la via Francigena per raggiungere la Terra Santa. Lo studioso Mario Bonaviri e il Centro Studi Triplice Cinta hanno rinvenuto e misurato Triplici Cinte nel complesso monumentale di Palazzo Chiaramonte Steri poste orizzontalmente nelle colonne del loggiato superiore e nel sito arabo normanno «Castello dell’emiro Giafar», a Misilmeri dove è presente un’importante disposizione verticale della TC posta in un vano del cortile interno su un muro di tramezzo adiacente l’ingresso.

Inoltre, nel portale marmoreo della chiesa di Santa Margherita a Sciacca (1468) sono presenti sia una Triplice Cinta posta verticalmente che una posta orizzontalmente. Un altro esemplare è presente nel santuario del SS. Crocifisso di Petralia Sottana (posto verticalmente). Nuovi esemplari infine sono tracciati e presenti sotto gli occhi di tutti, nel Giardino Garibaldi, in via Libertà, disposti in modo orizzontale nelle panchine del giardino. Sono conservati in perfette condizioni e ben visibili nelle panchine.

Ma del resto si sa, se si vuol nascondere qualcosa, meglio metterla sotto gli occhi di tutti.

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