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Il viaggio interiore tra vulcano e mare di Sicilia: l'intervista a Giovanni Allevi

Luce, silenzio, lacrime, rinascita e Sacro: Giovanni Allevi pronto per tornare sul palco del Teatro Antico di Taormina per raccontare al pubblico il suo universo. Il 5 luglio il compositore ribelle torna con un live che ha il sapore del sacro: una musica che consola, interroga e guarisce. Il Concerto MM22 - scritto tra le corsie dell’ospedale, nota dopo nota - sarà eseguito con orchestra. Allevi nella sua forma più pura spirituale, filosofico, viscerale. Uno show dove ogni suono racconta un passaggio esistenziale. «È un viaggio interiore - dice Allevi - struggente, angoscioso, rarefatto, luminoso e commovente. Un diario in musica».

Torna live al Teatro Antico di Taormina, una location che emoziona.

«Ognuno dei quattro concerti di questo breve tour è ispirato ad un tema. Quello di Taormina è centrato sul Sacro e non è un caso. La Sicilia è terra di secolare stratificazione spirituale precristiana. Inoltre, a Taormina avremo la vicinanza del vulcano e del mare, due archetipi profondissimi che da sempre spaventano ed affascinano il cuore degli uomini. Sacro è il punto dove cielo e terra si incontrano».

C’è qualcosa di questa Isola che ha ispirato la sua musica?

«È iniziato tutto in Sicilia. Avevo 26 anni e realizzai la colonna sonora delle Troiane di Euripide, che fu rappresentata al Festival internazionale del dramma antico di Siracusa. Era il mio primo lavoro da compositore. Qualche settimana dopo ricevetti a casa una lettera che mi conferiva il premio per le migliori musiche di scena. Non sapevo neppure che fosse prevista una premiazione. È stata la prima volta, e forse l’ultima, che ho vinto qualcosa».

Conosce già il pubblico siciliano: che tipo di legame sente con la gente?

«Molto stretto ed affettuoso. Ho avuto modo di suonare la mia musica sia nelle grandi città che nei piccoli centri, quelli che mantengono viva la tradizione locale».
Musica dall’anima è un progetto che sembra in sintonia con l’anima della Sicilia: cosa vuole trasmettere?
«Voglio abbracciare il pubblico con una musica che dal buio cerca una luce, che dalla sofferenza trova un sollievo».

Il Concerto MM22 per violoncello e orchestra d’archi, in un momento intimo della sua vita…

«È una composizione nata in una stanza d’ospedale all’ottavo piano dell’Istituto dei tumori di Milano, durante la lunga e sofferta degenza. Ho fatto esperienza del dolore, dell’incertezza e della paura, ma anche della nostalgia, della speranza, della gratitudine e dell’incanto. Ora tutti questi sentimenti sono racchiusi in quelle note che solcheranno l’aria per la prima volta».

Nei suoi live, oltre alla musica, ci sono le riflessioni e anche le arti visive. Sarà un’esperienza immersiva.

«Il concerto inizierà con una parte di piano solo ed una parte di pianoforte e orchestra, dove eseguirò brani molto amati e conosciuti dal pubblico che mi segue. Poi seguirà un momento di riflessione in cui dialogherò sul tema del Sacro con il teologo Vito Mancuso, il nostro ospite prestigioso. Infine dirigerò il Concerto MM22 per violoncello e orchestra, il mio inno alla vita, la mia rivincita sulla malattia. Particolare attenzione verrà dedicata all’illuminazione, garbata e delicata, aderente alle variazioni della musica».

Lei è riuscito a creare un ponte tra le nuove generazioni e la musica classica contemporanea. Come si avvicinano i giovani all’ascolto?

«È come se adesso il mio cuore fosse concentrato sulle note da imprimere sul pentagramma. Il cambiamento che può generare la mia musica ed il possibile coinvolgimento delle nuove generazioni è un processo imprevedibile che lascio andare per la sua strada».

Dopo un percorso umano e artistico come il suo, cosa spera di lasciare al pubblico?

«Questo è un mio desiderio ardente. Voglio che il pubblico vada via dal concerto ubriaco di vita».

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