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Teatro Massimo, l’Elisir d’Amore incanta tutti

La duchessa Nicoletta Lanza Tomasi: «Delizioso, moderno e divertente». Antonella Lupo: «Un allestimento pieno di brio»

Colorato, leggero leggero, pare un piuma, per una volta l’Elisir d’amore non si tuffa in una festa campestre ma sembra uscir fuori diritto da una plateia mediterranea tra acrobati e saltimbanchi, dove le schermaglie d’amore tra Adina e Nemorino la dicono lunga sull’intelligenza della donna e l’inadeguatezza dell’uomo.

Ieri sera al Teatro Massimo l’opera di Donizetti – dedicata al regista Roberto De Simone appena scomparso – è stata accolta da numerosi applausi alle «arie» più celebri – per «Una furtiva lagrima» il pubblico chiedeva il bis, ma non è stato concesso –, e da una vera ovazione alla fine con 7 minuti di applausi: piace la direzione ampia di Gabriele Ferro, piace la regia del napoletano Ruggero Cappuccio, piace soprattutto lei, Desirèe Rancatore che qui è a casa sua e lo dimostra con fermezza.

Così Adina, bella e cara per un Nemorino (René Barbera) che pare obnubilato, prende per i fondelli il gradasso sergente Belcore (Vittorio Prato), e si confida con la dolce Giannetta (un’altra bionda, Federica Maggì, anche lei di casa al Massimo); fa storia a sé il prode dottor Dulcamara (Paolo Bordogna) dispensatore di elisir, sospiri, sogni e guai. Il Teatro ieri era colmo di turisti: orientali innanzitutto, ma anche francesi, spagnoli e gli immancabili tedeschi con le Birkenstock che dovrebbero esser proibite in un qualsiasi luogo, chiesa o teatro. Giapponesi e coreane amano la lirica e fotografano ogni petalo del rosone del Basile.

Nel foyer, l’assistente alla regia Nadia Baldi sfoggia un voluminoso vello rosa fragola, e il direttore del Corpo di ballo Jean-Sebastien Colau, una giacca Principe di Galles parecchio décalée; l’avvocato Marina Vajana mira invece al bronzo con cintura importante e sandalo in tinta. In platea siedono l’assessore ai Lavori pubblici Totò Orlando, e i genitori di Desirée Rancatore, il flautista Antonio e la cantante Maria Argento; la duchessa Nicoletta Lanza Tomasi, felice di applaudire la regia dell’amico di lunga data Ruggero Cappuccio, «un Elisir delizioso, moderno, divertente - ride - una volta tanto non ci inondano di covoni e pastorelle leziose»; amica del regista anche Antonella Lupo che un anno fa ha anche organizzato la presentazione palermitana dell’ultimo romanzo di Cappuccio, «Un’opera veramente interessante e un allestimento pieno di brio» dice al fianco del manager della sanità Giancarlo Manenti, grande appassionato d’opera, che ricorda: «Il primo Elisir d’amore l’ho visto a quindici anni, e non dico da allora quanto tempo è passato, era un allestimento estivo in un teatro fuori Ragusa: ricordo ancora l’insegnamento di mio padre Biagino Manenti, “a teatro si va sempre vestiti adeguatamente anche se in una sera d’estate”».

Palco reale senza le abituali presenze istituzionali: questo Donizetti soddisfa anche il musicologo Daniele Ficola e il direttore del Biondo Valerio Santoro, in palco reale con la moglie Loredana: da attore e produttore, loda infatti l’eleganza e l’estetica dello spettacolo, ne ama i costumi e ne apprezza la solarità.

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