Era tornato a Palermo per amore, Piersanti Mattarella. Stregato da una laureanda in Lettere antiche, Irma, conosciuta nel contesto meno propizio, il funerale del padre. Fu una scintilla, che accese un fuoco intensissimo, capace di illuminare una via personale e solo dopo anche una strada maestra arrivata fino ai nostri giorni: era il dicembre del 1957 e Palermo era un palcoscenico privato, lontano dalla prospettiva politica. Piersanti era uno studente di Giurisprudenza a Roma, dove viveva fin da quando, una decina d’anni prima, il padre Bernardo si era trasferito per diventare parlamentare e poi ministro. Stava lavorando alla tesi in Economia Politica a cui avrebbe dato un titolo profetico: «I problemi dell’integrazione economica europea».
Era il culmine della sua formazione. Aveva 22 anni ed era impegnatissimo nel Giac, il movimento giovanile di Azione Cattolica. Vi si era avvicinato fin da quando era un liceale e frequentava il liceo classico della borghesia romana: l’istituto San Leone Magno. La sua immagine più comune resta quella del presidente della Regione in lotta (e vittima) per affermare una Sicilia con le carte in regola contro il potere mafioso. Eppure di quegli anni ci sono immagini che ce lo mostrano più vicino, più uguale a molti: trapiantato da adolescente a Roma, per gli impegni del padre, giocava a calcio e a ping pong anche se - ricorda Giovanni Grasso nella biografia «Piersanti Matterella, da solo contro la mafia» - era anche un ottimo arbitro. Fuori dalle aule scolastiche frequentava i nipoti del Papa Pacelli. E scriveva, già allora. Primi segnali di un impegno civile di cui resta traccia in documenti che verranno esposti insieme a 200 foto private da mercoledì a Villa Zito, a Palermo, nella mostra che si intitola «Il sogno spezzato - L’orizzonte politico e familiare di Piersanti Mattarella». Curata dalla Fondazione Sicilia, presieduta da Maria Concetta Di Natale, con il coordinamento di Sergio Intorre ed Elvira Terranova e la collaborazione del figlio Bernardo.
Sono sei sale in cui trovano spazio scatti prelevati dagli album di famiglia, immagini e documenti inediti, che raccontano dell’uomo prima che del politico. Anche perché bisogna fare un salto al 1964 per la sua prima competizione elettorale, le Comunali a Palermo in cui fu inserito nella lista della Dc col numero 58: lui, figlio di un ministro...
Ma prima di arrivare a questo bivio della sua vita e della Sicilia bisogna immaginare Piersanti Mattarella mentre si recava al funerale del rettore di Palermo Lauro Chiazzese. Era, appunto, il dicembre del 1957. Il papà di Piersanti, Bernardo, era ministro delle Poste e grande amico di Chiazzese. Al punto che il professore parlava di Piersanti alla sua prima figlia, Irma: «Un bravo e brillante giovane». Ma Irma Chiazzese, che aveva già dovuto rinunciare al desiderio di diventare medico per assecondare il padre, nei mesi precedenti non ebbe occasione di incontrare Piersanti. Poi però si incrociarono alla camera ardente. E cambiò la storia. Piersanti e Irma non si lasciano più. Si sposano in meno di un anno, il 25 ottobre del 1958, nella chiesa di Santa Caterina da Siena a Palermo, in piazza Bellini. Lui non ci pensò un attimo e tornò a vivere a Palermo già nei mesi del fidanzamento. Non andrà più via da questa città. Nell’agosto del 1959 nacque il primo figlio, Bernardo, due anni dopo Maria (che è morta qualche mese fa).
Sono gli anni in cui Piersanti mise su uno studio legale in cui lavorò con Alberto Oddo Antonello e accanto al fratello Sergio, anche lui lontanissimo dalla prospettiva di diventare il Presidente della Repubblica. Furono anni fecondi, di scritti, di progetti, di sogni pubblici e privati. L’uomo Piersanti cresceva insieme alla sua famiglia: due percorsi paralleli dei quali iniziava a bruciare velocemente le tappe. E furono anche gli anni in cui la passione per la politica si trasformò da materia di studio a impegno personale. Nel ’64 la prima candidatura al Comune. Tre anni dopo quella alle Regionali. Sono le prime miglia di una strada che lo porterà a guidare la Regione. E che si interromperà il 6 gennaio del 1980 in via Libertà. Ci sono altre foto di quel giorno, che sono passate alla storia. Scattate per un gioco del destino proprio lì, dove tutto in fondo era iniziato. Sotto la casa in cui 23 anni prima aveva conosciuto Irma Chiazzese.

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