“Sono incontri e incroci di vite e di esistenze quelli che ci hanno portato qui”. Lo ha detto il professore e antropologo Ignazio Buttitta, chiamato a condurre un’intervista con il registra premio oscar Giuseppe Tornatore e la regista e direttrice artistica della sede palermitana della Scuola Nazionale di Cinema Costanza Quatriglio. Intervista che si è trasformata in un dialogo a tre in cui episodi e aneddoti personali si sono sovrapposti delineando il pittore Renato Guttuso e la sua opera più iconica: “La Vucciria”.
La tela maestosa - valorizzata da un allestimento immersivo realizzato all’interno della Sala delle Armi, a Palazzo Chiaromonte allo Steri – ha catturato gli occhi di Tornatore e il sorriso della Quatriglio in un’attrazione magnetica nella giornata conclusiva del ciclo di eventi “Viva la Vucciria!”. La manifestazione è stata organizzata dall’Università degli Studi di Palermo in collaborazione con Unipa Heritage - il nuovo volto del sistema museale di Unipa - e Coopculture per festeggiare i cinquant’anni dalla realizzazione del quadro.
Un viaggio tra la dimensione pittorica e quella cinematografica per riflettere sull’eredità che Guttuso ha lasciato alle nuove generazioni.
“Attraverso la reinterpretazione della realtà – ha sottolineato Tornatore - l’artista crea una dimensione percettiva che aiuta e dà l’opportunità a chiunque di creare una propria verità. Esemplare ne è La Vucciria. Non c’è nessun personaggio che simuli l’atto dell’urlare. Non parla nessuno. Nessuno interagisce con nessun altro. Renato stesso la definì una grande natura morta ma, allo stesso tempo, una natura morta che sprigiona una tale energia che dà delle incredibili suggestioni olfattive, acustiche e visive. Per anni mi sono interrogato se la figura della donna di spalle, l’elemento misterioso dell’opera, si stia guardando con l’uomo con la giacca marrone e il maglione giallo. Non si capisce. Tu puoi decidere di sì e puoi anche decidere che si conoscano. Quel mercante vicino ai formaggi? È, forse, arrabbiato? E l’uomo che vende pesce? Sembra un po’ un autoritratto. Puoi creare storie che sono tue, quelle che nascono tra te e questo quadro in base alla tua sensibilità sollecitata dal modo in cui l’artista ha riprodotto la realtà. L’artista ha anche rappresentato una verità, ma nella misura in cui ciascuno di noi ne può trovare una o mille o nessuna. La Vucciria è un’opera piena di mistero, di geometrie non statiche, di dettagli minimi che determinano il tutto e, per questo, rappresenta anche una lezione cinematografica”.
“Dalla pittura al cinema ci sono delle riflessioni ancora oggi brucianti – gli ha fatto eco la Quatriglio – che mi riguardano come regista. Nel quadro c’è la capacità, che caratterizza anche chi fa cinema, di far diventare cosmo il caos. Nell’immobilità di queste persone che attraversano lo spazio della trincea della Vucciria, nel silenzio delle bocche chiuse, in questo tempo che si cristallizza, c’è il tempo del pensiero che ci permette di fare un’elaborazione ulteriore derivante dallo scarto tra il nostro immaginario e il risultato dell’opera d’arte”.
L’evento, trasmesso anche in streaming per garantire una maggiore diffusione, ha visto i saluti del rettore dell’Università degli Studi di Palermo, Massimo Midiri e gli interventi del presidente del Sistema museale d’Ateneo, Michelangelo Gruttadauria e del delegato del rettore per le attività di Valorizzazione dei beni culturali, storici, monumentali e del brand Unipa, Paolo Inglese.
“Integrare la realtà accademica con la città – spiega il rettore Massimo Midiri - è uno degli obiettivi che il nostro Ateneo persegue con impegno attraverso la valorizzazione e la promozione dei suoi beni più preziosi e le numerose azioni di Terza Missione volte ad avvicinare l’arte ai cittadini. La Vucciria è un pezzo di questa città e l’arte è uno strumento incredibile di conoscenza che deve essere alimentato moltiplicando momenti di incontro e condivisione”.
Oggi il dipinto è pienamente fruibile e, assieme alla sala dei Baroni e alle Carceri dell’Inquisizione spagnola, costituisce il nucleo fondamentale che fa del Palazzo Chiaromonte uno dei luoghi più importanti e visitati della Città con 30 mila visitatori nel 2024.
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