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I turisti in Sicilia aumentano e i piccoli musei comunali si associano

Iniziativa dell’Anci per creare una rete di tutte quelle «perle» che fanno fatica a farsi conoscere

Il Museo del Costume e della Moda di Mirto (foto di Marcella Croce)

Molto spesso i musei nei piccoli comuni chiudono nel fine settimana, o sono inaccessibili, o ancora non c’è personale qualificato a far da guida. Spesso sono legati a volontari che fanno il possibile per garantire un minimo di orari di apertura, ma non sono forniti di risorse adeguate per essere pubblicizzati a dovere.

Insomma, la Sicilia potrebbe contare su una rete importantissima, che nasconde spesso segreti e ricchezze, le più diverse, ma non ha certezze di esistenza in vita. Di qui l’idea di una mappatura aggiornata dei piccoli musei siciliani, e di un portale, con il progetto che i più noti «trascinino» gli altri: «Chi avrà accesso a questa rete, potrà far conoscere non solo la propria realtà, ma anche tutte le altre», ha spiegato Emanuele Albano, segretario generale Anci Sicilia ieri mattina a Palazzo Reale, a Palermo, dove è stata presentato il progetto A cielo aperto. Sicilia paesaggio museale, la rete che mette insieme 85 comuni e 177 musei. Da ciascuno si potrà accedere a un totem con le caratteristiche degli altri, una visita nella visita.

Per farsi un’idea basta pensare al Museo del Gattopardo di Santa Margherita Belìce o all’Archeologico di Francavilla di Sicilia, al museo del Tempo di Canicattini Bagni o al museo della Moda di Mirto (nella foto di Marcella Croce). Il turismo in Sicilia è in netta crescita, si parla di un balzo tra l’11 e il 14 per cento in termini di arrivi nell’Isola. «Si prevede che nell’arco di otto anni - interviene Paolo Amenta, presidente Anci Sicilia - i viaggiatori in Sicilia raddoppieranno, dobbiamo prepararci ad accoglierli. Bisogna cercare di trattenere i giovani che si specializzano per non svuotare i territori. Fare rete, da soli la partita è persa». «Il turismo è generatore e volano. La Sicilia deve essere messa nelle condizioni di sfruttare una crescita economica possa avere delle ricadute sul territorio», conclude Alessandra Priante, presidente di Enit.

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