La bianca purezza delle sculture provenienti da Brera arricchisce da oggi le sale degli appartamenti reali del Palazzo di Palermo e si rapporta idealmente alle realizzazioni neoclassiche presenti nel monumento. La Grande Brera al Palazzo Reale di Palermo. La seduzione del classico in mostra è una rassegna, frutto di una sinergia fra il museo milanese e la Fondazione Federico II, che presenta cinque opere fra l’ultimo scorcio del XVIII e il XIX secolo, che ben rappresentano l’evoluzione della ricerca italiana nell’arco di tempo che dal Neoclassicismo giunge al Romanticismo e all’inizio del Realismo.
Le opere di Canova, Pandiani, Magni e Spertini, in mostra a Palermo nelle sale del Palazzo Reale, pongono i visitatori dinanzi a cinque figure femminili, sospese fra mito e realtà per «ritrovare l’incanto delle origini».
In primo piano, il grande Antonio Canova con la bellezza sublimata secondo canoni classici della Vestale, opera della maturità appartenente a una serie di teste muliebri realizzate dall’artista, forse i ritratti idealizzati di componenti della famiglia Bonaparte, e la struggente e composta drammaticità della Maddalena penitente, modello in gesso di uno dei capolavori della prima maturità dello scultore. Vestale di Antonio Canova, del 1818, è un’opera che venne commissionata dal banchiere Milanese Luigi Uboldi. Rappresenta una giovane donna velata con un’espressione assorta, caratterizzata da raffinatissimi tratti somatici e da un’eleganza di forte impatto, evidente soprattutto nella maestria e leggiadrìa realizzative del velo. Dell'opera è esposta anche una riproduzione a grandezza naturale per consentirne la fruizione ai non vedenti.
Maddalena penitente è un’opera struggente, in grado di evidenziare il periodo di redenzione, dopo la conversione e l’incontro con Cristo. Si tratta di una scultura che racconta con estrema eleganza un momento drammatico, trattato da Canova con la capacità di fare emergere dalla stessa il concetto di pathos.
Le raffinate decorazioni pompeiane di Giuseppe Patania, volute dal Luogotenente del Regno Leopoldo di Borbone conte di Siracusa, fanno da cornice alla più tarda Egle al fonte di Giovanni Pandiani, celebrato autore del cosiddetto genere grazioso e famoso interprete del neoclassicismo lombardo: l'opera mostra la perfezione tecnica e la capacità di riprodurre in modo analitico i principi della scuola del vero, evidenziando con grande maestria elementi anatomici e posturali.
Due le opere esposte nella Sala dei Vicerè: La Scrittrice (la fidanzata italiana) del romantico patriota risorgimentale Giovanni Spertini e La Leggitrice, considerata il capolavoro di Pietro Magni. La prima è un’opera raffinata, dove ogni dettaglio viene curato, contribuendo a costituire una scena emotiva, incentrata su una perfetta ricostruzione della realtà, come la naturalezza scultorea di alcune ciocche di capelli. Giovanni Spertini racconta un momento di rara intimità con una cura minuziosa per ogni elemento. Nell’opera tutto concorre a costituire un ambiente borghese.
La Leggitrice di Pietro Magni è da inserire in quella fase artistica di transito orientata a un canone realistico accademico. Il soggetto è una giovane intenta a leggere, palesemente ritratta in un ambito domestico, come dimostrano i piedi nudi che escono dalla lunga veste. La scultura di Magni ebbe al suo apparire un notevole successo, tanto che l’autore ne realizzò diverse copie.
La mostra si propone di evidenziare gli elementi stilistici che caratterizzano i tratti classici della Magna Grecia, così come vennero letti nel periodo in questione, e che risultano evidenti nei lavori in mostra, agganciandosi inoltre al cospicuo e coevo patrimonio artistico siciliano, fortemente influenzato dalla cultura classica presente in numerosi siti della regione.
La mostra, allestita negli Appartamenti Reali del Palazzo, è immediatamente visitabile.
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