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Sergione, il tatuatore punk di Palermo che lottava contro un mondo drogato da potere e denaro

Alle Giornate degli Autori di Venezia il film documentario Bosco Grande dello scrittore e regista siciliano Giuseppe Schillaci

Sergione, tatuatore cinquantenne di 260 chilogrammi, è da tutta la vita a Palermo, in un  quartiere popolare ed è il protagonista del documentario di Giuseppe Schillaci, regista e scrittore palermitano, nella sezione Notti Veneziane 2024 delle Giornate degli Autori.

Il film che si intitola Bosco Grande, interamente girato a Palermo, farà la sua anteprima mondiale alle Giornate degli Autori della Mostra Cinematografica di Venezia. Proiezione il prossimo 4 settembre. Poi il documentario sarà in concorso all'Efebo d'Oro di Palermo.

Sergio Spatola conosciuto come Sergione, tatuatore cinquantenne di 260 chilogrammi, ha vissuto tutta la vita a Palermo (è morto nel novembre del 2022), in un piccolo rione popolare chiamato Bosco Grande (pochi edifici  tra via Catania e via Marconi, dove una volta si facevano le feste con i cantanti neomelodici napoletani, ma ora inglobati dalla crescita della città).  È uno dei punk leggendari della città, in rivolta contro la cultura borghese e mafiosa degli anni Ottanta. Nel film trent’anni dopo, Sergio è ancora là: seduto davanti alla porta della casa materna, a bere e scherzare con gli amici del quartiere.

Ogni volta che il regista Giuseppe Schillaci torna nella sua città natale, ascolta i suoi aneddoti tragicomici e i sogni di una vita diversa, fuori dalla prigione che si è costruito. Con il corso delle stagioni, però, la sua situazione di salute peggiora. Per salvarsi la vita, Sergio deve andare in un centro specializzato per obesi, da cui scappa appena un mese dopo. Di ritorno a Bosco Grande, fedele al suo mantra punk «live fast – die young», sprofonda nella spirale delle sue dipendenze.

«Fare un documentario su Sergio significa confrontarsi con la mia educazione siciliana, una cultura popolare ricca d’ironia, passione, umanità - racconta il regista - . La macchina da presa che rivolgo a Sergio, con amorevole complicità, svela la mia stessa identità, come in uno specchio, le ferite inferte da una certa mentalità violenta, mafiosa. Sergio è un eterno punk degli anni Ottanta che si dibatte contro un mondo drogato dal potere e dal denaro. Il suo corpo enorme, immobile è l’emblema della sua ribellione disperata a valori atavici, patriarcali. Bosco Grande rappresenta l’ultimo tassello di una riflessione sulla mia città d’origine, Palermo, iniziata coi miei romanzi e i documentari precedenti: Apolitics Now – tragicommedia di una campagna elettorale (2013) e L’ombra del padrino (2016). Il film rende omaggio all’anima vibrante e inquieta di questo luogo che amo e odio in maniera viscerale, alla sua gente, ma soprattutto a Sergio, una sorta di mio doppio che non è mai partito da casa, un personaggio in cerca d’autore, rimasto lì, a "Bosco Grande", fedele al suo ruolo fino alla fine.

Un ruolo da protagonista della sua vita e del nostro film, di cui di fatto Sergio è il co-regista, sia per la capacità di plasmare il suo destino, in maniera consapevole e poetica, che per la fiducia generosa nella nostra amicizia. Bosco Grande è il frutto di questa relazione semplice, autentica, costruitasi intorno a una complicità spudorata, a innocenti menzogne, come tutte le amicizie vere, irrazionali e potenti, come a tredici anni».

Giuseppe Schillaci ha pubblicato nel 2010 il suo romanzo d’esordio, L’anno delle ceneri mentre nel 2015 scrive L’età definitiva.

Da regista, nel 2009 dirige The Cambodian Room – situazioni con Antoine D’Agata. Il documentario riceve numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival. Con Apolitics Now – tragicommedia di una campagna elettorale, si aggiudica il Premio Italian Docs Londra e il Premio del Pubblico al SalinaDocFest.

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