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Dopo 120 anni rinasce il Caffè Palermo ai Quattro Canti: un tuffo nella cultura della Belle Époque

Il recupero è durato cinque anni ed è nato dall'iniziativa delle famiglie Morettino e Borgia. Nel nuovo spazio troveranno lavoro quindici persone

Ritorno al passato. Ovvero un ritorno ai caffè letterari, punto di riferimento degli intellettuali di ogni epoca. Luoghi eleganti dove pensieri e parole hanno respirato l’aroma intenso del caffè. Luoghi intimi per scrittori, filosofi e artisti, dall’Illuminismo ai modernisti che, in un fermento culturale e d’innovazione, hanno discusso e fatto la Storia. Adesso un po' di quel passato torna nella città antica, con Morettino Caffè Palermo. Ai Quattro Canti, proprio dietro il cantone di Sant’Agata, ha riaperto i battenti un luogo iconico, memoria della città, punto da cui partire per raccontarsi al mondo. Avendo bene in mente l’ultima tazza servita 120 anni fa, riecco Caffè Palermo, storico caffè letterario della Belle Époque che si trova all’interno del cinquecentesco palazzo Guggino-Chiaramonte Bordonaro. A distanza di oltre un secolo, si potrà respirare l’atmosfera che ha ispirato la «Palermo felicissima», crocevia delle dinastie imprenditoriali guidate dai Florio.

Una sfida storica e culturale raccolta da Morettino, storica famiglia di torrefattori siciliani, e dai fratelli Borgia, che negli ultimi anni si sono contraddistinti nel campo della ristorazione. Una società che nasce da «un virtuoso percorso di collaborazione» e che darà lavoro a quindici persone. All'inaugurazione hanno partecipato il sindaco di Palermo Roberto Lagalla, il vicesindaco Giampiero Cannella e gli assessori Maurizio Carta e Giuliano Forzinetti.

«Questo ambizioso progetto, che sorge nel cuore della nostra città e si ispira alle sue radici storiche, testimonia il nostro profondo amore per Palermo - racconta Arturo Morettino – e la volontà di tramandare la nostra tradizione di famiglia e la cultura del caffè. Il caffè è infatti un simbolo di accoglienza e di integrazione tra popoli e culture». «Il caffè - aggiunge Andrea Morettino - è icona di socialità e condivisione e diventa oggi un segno di rinascita per la nostra città: le aperture delle librerie, dei teatri e dei cafè hanno da sempre rappresentato un forte segnale di risveglio sociale e culturale, un percorso di rigenerazione che Palermo merita». «L’apertura di Caffè Palermo rappresenta un ulteriore passo in avanti per Borgia Group. Fare sistema fra aziende sane – dichiara Saverio Borgia - è il segreto per portare avanti la nostra idea di innovazione e di fare impresa in Sicilia, nel resto d’Italia e anche fuori dai confini nazionali».

Il culto del caffè

Morettino Caffè Palermo vede come protagonista il caffè, il suo rituale, la diffusione della sua cultura. Il progetto del caffè letterario prevede una libreria che si affaccia sulla sala della parete dietro il cantone di Sant’Agata, con volumi messi a disposizione degli ospiti e un programma di eventi e presentazioni di libri. Gli ospiti possono godere anche di un’esposizione permanente di antichi strumenti per la lavorazione del caffè del Museo Morettino e di una mostra di alcuni dei pezzi più iconici del Mumac (Museo della Macchina per Caffè) del gruppo Cimbali-Faema.

Il luogo racconta anche un percorso esperienziale di degustazione attraverso la creazione di una Carta dei Caffè, per stimolare la curiosità del consumatore nella scelta del caffè e del metodo di estrazione. Il rituale dell’Espresso è celebrato attraverso la proposta di alcune pregiate miscele create dai maestri torrefattori Morettino e dedicate alla città: il blend Caffè Palermo, caffè che rispecchia la tradizione palermitana, e il blend Rosalia, miscela di puri Arabica d’altura nata per celebrare la Santa Patrona di Palermo. Spazio anche ad un’offerta culinaria autentica dal sapore mediterraneo, che reinterpreta la tradizione con semplicità e genuinità.

La storia

Tra il 1878 e il 1902 i bassi di Palazzo Guggino-Chiaramonte Bordonaro ospitarono il celebre Caffè Palermo, una delle caffetterie in stile Liberty più belle della città, che animava i Quattro Cantoni. Erano gli anni della Palermo felicissima che nel 1891 la città ospitò l’Esposizione Nazionale italiana, che rese la città un’icona di una bellezza artistica ed architettonica nel mondo. A Palermo la cultura dei Caffè era presente già nel Seicento, per poi affermarsi nella seconda metà dell’Ottocento come luoghi di ritrovo, fucine di idee e di affari, covi di rivoluzionari, officine di riviste letterarie e politiche. I caffè erano simbolo di una forte socialità che si sviluppò nel cuore della città: dai Quattro Canti, lungo il Cassaro, fino al Foro Italico, si assistette ad un proliferarsi di caffetterie, pasticcerie, sorbetterie che divennero il cuore pulsante della vita cittadina. L’ascesa di alcune dinastie di imprenditori inglesi, come gli Ingham e i Whitaker, e di famiglie locali come i Riso, i Chiaramonte Bordonaro, i Tagliavia e soprattutto i Florio, e la presenza di investitori stranieri come i tedeschi Gondelberg, magnati della chimica, e i mobilieri francesi Ducrot, diedero una dimensione internazionale a Palermo. Il Caffè Palermo ospitava la nuova borghesia imprenditoriale e le famiglie nobiliari dell’epoca, che trascorrevano il tempo libero sorseggiando caffè e gustando sorbetti e cioccolata. Sembra fosse abitudine dei preti delle vicine chiese di San Giuseppe dei Teatini e di San Matteo andare lì dopo la messa a fare colazione con pane e gremolata di cannella o scorzonera.

La caffetteria chiuse i battenti della storica sede dei Quattro Canti nel 1902, quando cambiò gestione e si trasferì al civico 186 di via Maqueda, dove rimase aperta fino agli inizi degli anni Trenta. Nel 1924, a Palazzo Guggino-Chiaramonte Bordonaro arrivò La Rinascente, chiudendo così per un lungo periodo la felice parentesi del Caffè Palermo, che oggi si riapre.

La rinascita

Il complesso lavoro di rigenerazione degli spazi è durato oltre 5 anni, tra le delicate fasi di progettazione e la minuziosa opera di restauro conservativo portato avanti da professionisti, artigiani e maestranze tutte siciliane, con la costante supervisione della Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo. Si è condivisa la volontà di investire in un progetto di riqualificazione che rispettasse la storia e l’anima del palazzo, oggi in stato di abbandono, ricostruendo dai bassi quell’atmosfera storica della Palermo felicissima e provando a raccontarne la bellezza perduta.

Il Caffè Palermo nasconde anche un luogo segreto, fino ad oggi rimasto nascosto e inaccessibile: è stata svelata la parete originale retrostante la fontana del cantone di Sant’Agata, che viene restituita alla città ed alla sua memoria storica. Grazie all’abilità di restauratori siciliani, è stato possibile riportare alla luce significative tracce pittoriche ed affreschi originali del 1600 che erano andati perduti durante i lavori di ammodernamento e trasformazione che il palazzo ha subito nei secoli. Sono stati anche valorizzati alcuni elementi architettonici, come la colonna e le travi in ferro battuto di inizio Novecento che dominano la sala principale.

L'intervento sulla volta dei locali della caffetteria ha voluto evidenziare, attraverso un restauro conservativo, la stratificazione della struttura stessa e la testimonianza degli interventi subiti nei secoli. Il soffitto originario, databile al XVI secolo, è stato più volte oggetto di interventi successivi ma, grazie al minuzioso restauro eseguito, risultano oggi evidenti e leggibili alcuni originali decori a tempera, tra cui svetta un'aquila, simbolo della città di Palermo, che può essere datata al XVII secolo. «Si è voluto preservare l'ambiente esistente, nel rispetto dei secoli e senza cedere alla modernità», spiega Francesco Bertolino, che ha guidato il restauro fianco a fianco con la Sovrintendenza. «Il lavoro fatto - aggiunge - è una proiezione verso il futuro nel rispetto del passato. Si tratta di una serie di interventi conservativi finalizzati a sottolineare il vissuto dei luoghi. Un esempio è il soffitto del bar, che mostra i tanti strati e i decori che si sono susseguiti nel tempo».

Nel video le dichiarazioni di Andrea Morettino, Saverio Borgia e Francesco Bertolino

 

 

 

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