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Teatro in carcere, in scena i detenuti-attori del Pagliarelli di Palermo

Il sipario si aprirà su (Dis)Incanto, scritto e diretto da Daniela Mangiacavallo che firma regia e drammaturgia: tra ragione e sogno, la poesia per poter attraversare la vita

Tra ragione e sogno, la poesia per poter attraversare la vita senza restarne travolti. I detenuti-attori della Casa circondariale Pagliarelli “Antonio Lorusso”, tornano in scena con un'altra rappresentazione della Compagnia Evasioni.

Lunedì 27 maggio in anteprima per educatori, polizia penitenziaria, docenti e soprattutto per i detenuti del carcere palermitano, il sipario si aprirà su (Dis)Incanto, scritto e diretto da Daniela Mangiacavallo che firma regia e drammaturgia. Di Roberta Barraja, i costumi; assistente ai costumi Francesca Mandalà. Collaborazione drammaturgica e artistica di Marzia Coniglio, Fabiola Arculeo, Oriana Billeci; assistenti di scena Alba Sofia Vella, Antonella Sampino. Foto di scena, Danilo Tarantino.

Sul palcoscenico, Antonino Alvarez, Gianpaolo Benfante, Antonio Cardella, Maurizio Celesia, Antonio Cirivilleri, Giacomo Cusimano, Ivan D’Amato, Umberto D’Arpa, Giuseppe Di Francesco, Carmelo Di Marzo, Francesco Duecento, Giovanni Giardina, Giancarlo Grisafi, Giusto Gueccia, Francesco Paolo La Rocca, Ferdinando Lipari, Domenico Lo Nigro, Fabrizio Marchese, Marco Marsala, Daniele Messina, Michele Mulè, Michele Musso, Fabio Mustacciolo, Maurizio Randazzo; con la partecipazione delle attrici e collaboratrici della compagnia, Fabiola Arculeo, Oriana Billeci, Marzia Coniglio.

Lo spettacolo

«(Dis)Incanto – dice la regista Daniela Mangiacavallo che anche quest’anno è tornata a lavorare con i detenuti del Pagliarelli – riflette sulla capacità dell’uomo, oggi, di poter ancora provare “incanto”. Uno sguardo puro, un animo di bambino e la capacità di abbandonarsi alla fantasia e al sogno: sono queste le porte per accedere al bello e alla realtà più profonda e nascosta delle cose. Chi vuole vedere e conservare in sé l'incanto, come quello di Oberon che con il suo flauto fa ballare i bambini; o come lo splendore di una bambina nel cielo, seduta sul bordo delle nuvole a tessere una tela di filo d'argento, dovrà farlo prima che l’età adulta gli veli gli occhi. Perché a fare castelli in aria non sono i pazzi, ma gli eletti capaci di vederli davvero, quei castelli fatti d'aria e popolati di magiche creature. In un mondo che cambia e spaventa, pronto a inghiottirci, le favole sono una possibilità, una sorta di salvacondotto per attraversare la vita. È in quella fessura sottile tra la ragione e il sogno che la poesia sa guardare, anche quando si hanno gli occhi ormai ciechi».

Il progetto

Curato dall’Associazione di promozione sociale “Baccanica”, lo spettacolo rientra nel progetto della Fondazione Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio), intitolato “Per Aspera ad Astra” e finalizzato a portare il teatro in carcere, per contribuire al recupero dell’identità personale e alla risocializzazione dei detenuti. Giunto quest’anno alla sua sesta edizione, oggi il progetto vede in rete ben quattordici istituti di pena italiani; capofila con la Compagnia della Fortezza, il carcere di Volterra, dove nel 1994 grazie al regista Armando Puzzo è iniziata questa avventura.

"Un ringraziamento particolare per l’attenzione e la disponibilità messe in campo per il buon fine dell’iniziativa - spiegano da Baccanica -  va alla direttrice della Casa circondariale Pagliarelli “Antonio Lorusso”, Maria Luisa Malato; al comandante della polizia penitenziaria, Giuseppe Rizzo, e agli agenti; ai componenti dell’area educativa".

 

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