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È morto a Palermo Vincenzo Pomar, il cantautore che amava le barche: «Adesso navighi in altri mari»

Aveva fondato Officinapalermo, l'associazione per valorizzare i talenti del territorio. Tantissimi messaggi di cordoglio: «Lasci il ricordo di giornate allegre e spensierate»

Si è spento Vincenzo Pomar, cantautore palermitano e fondatore di Officinapalermo, un'associazione che si occupa di creare spazi culturali per valorizzare gli artisti locali. Aveva sessantanove anni: la notizia della sua morte ha profondamente colpito il mondo musicale e culturale, tantissimi i messaggi di cordoglio pubblicati sui social, diventati ancora una volta lo spazio per la condivisione del dolore, ma anche di molti aneddoti di chi aveva conosciuto l'artista e lo ricorda raccontando i momenti spensierati trascorsi insieme. «Vincenzo il cantante, lo skipper, l'uomo, l'amico, amico di sempre, amico senza tempo, amico di tutti e amato da tutti. Trovava il lato migliore di ognuno di noi e ognuno di noi con lui sapeva esprimerlo...
Sono addolorato», scrive Federico, che ricorda Pomar in tutte le sue «vesti».

La sua passione per la musica era cominciata infatti da giovane: a diciotto anni andò a vivere a Parigi, nel quartiere latino, dove entrò in contatto con numerosi sudamericani che gli insegnarono i ritmi dei loro paesi. Fino all’età di ventotto anni suonò con Angelo Merlino, sia in Francia che in Italia partecipando ad alcuni album. Rientrato a Palermo ha poi lavorato nel settore assicurativo per circa quattordici anni, ma si è poi dedicato a un'altra delle sue passioni, quella delle barche. Pomar a quaranaquattro anni faceva lo skipper, ma ha ricominciato anche a suonare. Ha poi fondato insieme a Maurizio Curcio, musicista e produttore musicale, l’associazione Officinapalermo e scritto numerose canzoni. Sempre con Curcio, ha realizzato il progetto artistico che comprende il Cd «I bambini di ieri» e l’omonimo spettacolo per quartetto acustico. Nei testi delle sue canzoni è presente una forte carica di ottimismo ed un continuo invito a rivolgersi alla vita con spirito positivo.

«Te lo ricordi a Parigi quando tu, io e tuo fratello Roberto ci spacciavamo per musicisti latino americani a La Candelaria nel quartiere latino sfidando il repertorio degli Inti Illimani in cambio di una paella? Eravamo i Pomàr Hermanos», è il messaggio del giornalista Daniele Billitteri, che prosegue: «Eri il fratello grande, figlio di Gianni Pomar, l’avvocato dal volto umano e di Anna, la giornalista che era cucchiaia di tutte le pentole e che non c’era alito di vento che passasse dalla Palermo bene che lei non sapesse cogliere. Eri un motore turbolento e commensale immancabile dei crastagnello party d’agosto. E motore eri anche in acqua quando giocavi a pallanuoto, sport che avresti contagiato a tutti i tuoi fratelli. Con la chitarra avevi questo tocco da narratore latino col ritmo sincopato e il palmo che zittiva le corde e anche quello diventava un suono. Cantavi, suonavi, componevi. Arrivederci Vice’ che adesso navighi in altri mari. Spero che lassù tu trovi qualche beato che saprai convincere a cambiare un noioso sorriso in una splendida risata».

E ancora: «E chi immaginava che la tua morte mi facesse cosi tanto male? - Scrive Giulia -. Un dolore pazzesco. Ti vedrò tra le acque di capo grosso, con un un cernione pauroso. Ed un sorriso enorme. Ciao». Musica e mare si intrecciano anche nel messaggio di Massimiliano: «Sempre coinvolgente e aggregativo con la tua chitarra e sulla barche a vela, hai lasciato sempre il ricordo di serate spensierate e allegre. Buon vento ovunque andrai».

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