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Santissimo Crocifisso di Monreale, un docufilm racconta la storica festa religiosa

Presentato "Si faccia foco et luminarie" che ripercorre una tradizione lunga 400 anni

"Si faccia foco et luminarie". Così nel 1625 l'arcivescovo Girolamo Venero tracciava i passi della festa del Santissimo Crocifisso di Monreale, dopo aver ricevuto la grazia della cessazione della peste. La frase, che dà il tono alle celebrazioni e ai festeggiamenti nei giorni 1, 2 e 3 maggio, è stata scelta come titolo del primo docufilm sull’essenza, la storia, la passione del culto e l’indissolubile legame con la città. "Si faccia foco et luminarie" è stato presentato in anteprima nel santuario del Santissimo Crocifisso alla Collegiata di Monreale, in cui è custodito il simulacro.

Un lavoro nato da un'idea dei due fotografi e videomaker Massimo Palmigiano e Daniele Li Volsi, che si sono avvalsi della collaborazione del dronista Gaetano La Colla. Il docufilm è frutto della sinergia dei due professionisti che hanno messo insieme tasselli storici e tradizione, realizzando il primo documentario video sui festeggiamenti del Santissimo Crocifisso. Per l'occasione è stato presentato il brand Cùntu Visual Tellers, il progetto ha l’obiettivo di raccontare storie e avvenimenti della cultura siciliana, dando rilievo alle radici storiche e alle testimonianze dei protagonisti.

"Si faccia foco et luminarie" racconta della fede del popolo monrealese verso il Cristo Crocifisso, una tradizione tramandata di generazione in generazione. Il docufilm si snoda tra testimonianze inedite, documenti custoditi negli archivi della Collegiata e tra le voci dei confrati della Confraternita del Santissimo Crocifisso e di un’insegnante di Monreale che descrivono i vari momenti della processione con una serie di aneddoti. I passaggi storici del culto sono stati descritti da don Giovanni Vitale, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Monreale. Per la colonna sonora è stato scelto Corri o figlio, brano tradizionalmente eseguito per la novena, interpretato al pianoforte dalla pianista monrealese Silvia Vaglica.

Un'altra testimonianza importante è quella dell'arcivescovo di Monreale Gualtiero Isacchi: «È stata la prima volta che partecipavo a questa manifestazione straordinaria di fede e anche di tradizione di Monreale – commenta –. Ai piedi del Crocifisso tutti i monrealesi s’inchinano e ricordano una tradizione trasmessa dai familiari. Si coglie una duplice storia in questa festa: un popolo carico di speranza e la salvezza che racconta la Croce. Cristo fonda la nostra speranza in una certezza, lui cammina per le nostre strade e ci aiuta a vivere in modo nuovo. È questa l’esperienza che in particolar modo ho fatto l’anno scorso, quando ho avuto la possibilità di salire sulla vara e venerare da vicino la sacra immagine. Il volto del Crocifisso ci chiama a ripensare e a ripensarci dentro la storia in modo nuovo, perché il Crocifisso è un segno di contraddizione, di scandalo, di cambiamento. La devozione del Crocifisso in tutti questi anni è cresciuta, combattuta tra una nostra storia fatta di tradizioni e un annuncio di salvezza fatto dal Crocifisso, dobbiamo fare incontrare queste due storie perché quella dei nostri tempi possa cambiare».

«Parlare della festa del Santissimo Crocifisso significa ripercorrere la fede, la devozione ma anche la storia del popolo monrealese – aggiunge Don Giovanni Vitale, direttore dell’Archivio Storico Diocesano di Monreale - sono tanti i manoscritti custoditi nell’Archivio della Collegiata e in quello Diocesano che testimoniano l’attaccamento e il legame indissolubili alla miracolosa effige. Da una ricerca condotta presso l’Archivio Storico Diocesano, insieme all’archivista Anna Manno, si è ritornati ad approfondire e riconsiderare un importante documento risalente al 1710 con notizie dettagliate e minuziose, non solo sulla bellezza del Crocifisso, sfolgorante tra i suoi ornamenti e celata dai suoi sette veli, ma anche sulla sontuosa vara di legno indorata, su cui veniva portato devotamente in processione da quaranta uomini, a piedi scalzi e sulle nude spalle il Patruzzu amurusu”.

«La festa del Santissimo Crocifisso – conclude Alberto Arcidiacono, sindaco di Monreale - è un momento in cui i cuori dei monrealesi battono all’unisono. È qualcosa di speciale, un momento di festa, in cui ci si incontra, ci si ritrova sotto una croce cercando di portare quel peso che è doveroso nel tentativo di raggiungere un futuro migliore di speranza. Sono momenti di festa, suoni, odori che caratterizzano queste giornate di maggio. È davvero bello incontrare lo sguardo dei bambini che aspettano con ansia e trepidazione questo momento. Le emozioni sono tante e sono difficili da descrivere a parlare saranno sempre i cuori di ognuno di noi».

nel video di Benedetto Frontini le interviste a Massimo Palmigiano, cooproduttore del docufilm; Gualtiero Federico Isacchi, vescovo di Monreale; Alberto Arcidiacono, sindaco di Monreale

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