Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Arriva «Look down», l’arte di Jago al Palazzo Reale di Palermo: «Simbolo della convivenza tra culture e religioni diverse»

L’opera, che rimarrà esposta fino al 3 giugno, è un chiaro invito a «guardare in basso» ed è stata voluta fortemente dalla Fondazione Federico II

Si è emozionato fino alle lacrime quando la sua opera «Look down» è stata svelata al centro del cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo. Eppure quel bambino in marmo bianco, l’artista Jago lo ha realizzato con le sue mani. Il feto rannicchiato è rivolto verso la Cappella Palatina, simbolo della convivenza tra culture e religioni diverse. L’opera, che rimarrà esposta fino al 3 giugno, è un chiaro invito a «guardare in basso» ed è stata voluta fortemente dalla Fondazione Federico II. Il bambino rappresenta lo sguardo dell’arte rivolto ai più fragili, contro l’indifferenza.

L’opera inizialmente è stata installata a Napoli, in piazza del Plebiscito, successivamente nel deserto di Al Haniyah a Fujairah (Emirati Arabi Uniti). «Mi sono emozionato perché assisto a qualcosa che non potevo immaginare. Non sono mai spettatore – dice l’artista – non ho mai il privilegio della prima volta perché le mie opere le vedo, le partorisco. Oggi invece è come se avessi visto qualcosa di nuovo di me che non conoscevo». Alla domanda da cosa trae la sua ispirazione, Jago risponde: «Vivo oggi quindi non posso non essere condizionato dal mondo che mi circonda. Anche questo è un momento di grande ispirazione. Il senso di qualcosa non si manifesta soltanto nell’installazione ma nel tempo in cui vivrà in questo spazio e si arricchirà degli sguardi delle persone. Il nostro primo dovere è quello di riconoscersi esseri umani. Strumentalizzo molto la figura del bambino perché attraverso essa possiamo dire molto e affrontare tanti temi. Attira l’attenzione come immagine in modi diversi. E’ molto triste vedere che oggi pure la figura di un bambino così sacra e inviolabile diventa merce per le proprie mire».

Accanto a lui la direttrice della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso. «Un grande artista ha accettato di abitare Palermo con la sua opera in un Palazzo che è patrimonio dell’umanità – dice Monterosso -. L’opera ci permette di sintonizzarci con un’arte che ha una tecnica antica rinascimentale che richiede grande perizia, ci ricorda che il compito di tutti i cittadini del mondo è quello di difendere i sentimenti e i valori che fanno grande l’umanità. E’ stato soprannominato “u picciriddu” e guarda il cuore spirituale del Palazzo».

Tag:

Caricamento commenti

Commenta la notizia