È morto a 59 anni Alessio Calaciura, palermitano, autore di «Volevo essere Pernambuco», libro edito da Navarra, un sorprendente volume di racconti, intessuto di elementi autobiografici e al tempo stesso mitici, che ha per sfondo Palermo.
Dai multiformi interessi, Calaciura, oltre alla letteratura (ha lasciato degli inediti) si è dedicato al teatro, alla musica e alla passione per il legno: ebanista, restauratore di mobili di pregio, ha creato oggetti privilegiando il mosaico di essenze che raccoglieva e depositava nel suo laboratori di Pezzingoli, alle porte di Palermo, estraendo dal caos opere di raffinata fattura.
Restio a proteggere le mani («I guanti - diceva - impediscono il contatto con l’anima del legno»), Alessio Calaciura portava con noncuranza i segni di acidi e vernici sulla pelle. Figlio del giornalista Anselmo e della poeta Grazia Cianetti, è fratello dello scrittore Giosuè. Lascia la moglie Cinzia e la figlia Nicoletta. La cerimonia d’addio ad Alessio Calaciura sarà sabato 17 febbraio alle 11 nell’ex chiesa dei Crociferi, in via Torremuzza, a Palermo.
Lo ricorda così la scrittrice Roberta Lo Scrudato: «Mi piace pensare che tu sia pernambuco in questo momento. Noi che guardandoci con i libri in mano abbiamo riso per la credibilità dei nostri occhiali da vista, pensando a quanti lettori, vedendoci, ci avrebbero apprezzato. Te ne sei andato così. Hai scritto una pagina buia del libro più importante della nostra vita. Scrivi dall’alto dei cieli e illumina le menti di noi scrittori sulla terra. Ti abbraccio forte e penna in su. Che la terra ti sia lieve, collega».
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