Giovanni Santacolomba, corleonese trasferito a Bisacquino, fa lo scultore, bellissime statuette con una vena caricaturale modellando creta e passando colori. Cominciò come un hobby quand’era ragazzo per diventare cosa seria, pressoché professionale, nell’età adulta.
Ha «colpito» centinaia di soggetti, della vita quotidiana locale, del cinema, del teatro, ma soprattutto dello sport, non potendo prescindere questa vocazione da quell’altra che di colori ne ha solo due: il rosso e il nero. E siccome trattasi di confraternita, degli idoli milanisti di oggi, di ieri e dell’altro ieri ha riempito l’Italia a tutte le latitudini. Poi, ogni tanto, si è dedicato al territorio, ricostruendo pezzi di Corleone e di Bisacquino, dalle panoramiche calcareniti corleonesi al santuario della Madonna del Balzo bisacquinese, ricostruito pezzo per pezzo con una precisione da fare invidia all’originale. Adesso va ad affrontare uno dei temi più complessi e gravi che riguardano la Sicilia: la mafia e le sue vittime eccellenti dagli anni Settanta in poi. Una collezione che ha un dono particolare: mostra con un solo colpo d’occhio, quanti servitori dello Stato – e certamente tutti non sono – hanno lottato e sono morti per sconfiggere e ferire a morte il terribile cancro che ha colpito da tempo l’Isola.
Così sfilano le statuette del politico Piersanti Mattarella, del prete Pino Puglisi, dei giornalisti Francese e Fava, del conduttore di Radio Aut Peppino Impastato, del prefetto generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, del poliziotto Boris Giuliano, dei giudici Falcone, Borsellino, Terranova, La Torre, Chinnici. Dodici statuette che fanno parte di una particolare storia, e che di per sé sembra essere solo il primo step di un discorso più ampio.
L’opera sarà presentata oggi (domenica 26 novembre) alle 17,30 nel luogo più appropriato, il Centro di documentazione antimafia di Corleone. Interverranno, oltre all’autore, il sindaco Nicolò Nicolosi e il vice presidente Claudio Di Palermo. L’intervento di presentazione ufficiale sarà di un giornalista siciliano particolarmente toccato dalla tragedia raccontata: Giulio Francese, figlio di Mario, uno dei dodici ritratti.
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