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Street art, teatro e musica animano Danisinni di Palermo: ricordata Emanuela Sansone, prima donna vittima di mafia

Una serie di eventi accompagneranno la manifestazione visitabile fino al 30 ottobre dal lunedì al sabato dalle 10 alle 12

A Palermo tra i tanti appuntamenti che animano il quartiere Danisinni, dalla via dei Tesori a Piano City, ecco tornare anche il Museo sociale, con una una mostra-evento con operazioni collaterali gratuite "nel segno della contaminazione" (titolo dell'evento) che accompagneranno il vernissage: arte, teatro diffuso, musica, performance, proiezione video e degustazione vini accompagneranno la mostra visitabile sino al 30 ottobre dal lunedì al sabato dalle 10 alle 12.

Nel corso dell'inaugurazione il pubblico è stato preso per mano da una passeggiata artistico-sociale alla scoperta di Danisinni e della galleria di street art, da performance teatrali diffuse tra la piazza e i vicoli delle attrici di DanisinniLab con testi "Le Donne dell'Odissea" tratte da «Itaca - dove tutti i sentieri si incontrano» di Gigi Borruso, fino raggiungere il museo dove all’interno sono state esposte le opere di 50 artiste e artisti da tutto il mondo, parte della collezione permanente del Mu.S.Da, la più grande in Sicilia di asemic writing, poesia visiva, calligrammi; a cui si aggiungono installazioni, collage, illustrazioni, fotografie e libri d’artista. Tutto allietato da un concerto per chitarra classica nel segno di Mozart dei giovani talenti del conservatorio Scarlatti.

All’interno della mostra anche la prima opera realizzata da Alessio Grillo per il Museo contro la mafia: un’idea nata dalla direttrice artistica del Mu.S.Da., Rossella Puccio, per dare vita a una collezione di opere contro la mafia e per celebrare la memoria delle vittime, ma anche storie di riscatto poco conosciute come quella di Emanuela Sansone e Giuseppa Di Sano.

Emanuela, uccisa a Palermo il 27 dicembre 1896, è considerata la prima donna vittima della mafia. Emanuela era la primogenita di Salvatore Sansone e di Giuseppina Di Sano proprietari di una bottega di generi alimentari nei pressi del Giardino Inglese. La sera del 27 dicembre alcuni proiettili ferirono Giuseppina alla spalla ed uccisero Emanuela, presumibilmente l'episodio fu una ritorsione per il sospetto che la madre di Emanuela avesse presentato una denuncia per fabbricazione di banconote false. Dopo l'omicidio della figlia la donna iniziò a collaborare con la giustizia, divenendo di fatto la prima donna collaboratrice di giustizia.

«L’arte non può essere sconnessa dall’umano e l’umano non può essere sconnesso dall’arte - ha detto Rossella Puccio, direttrice artistica della manifestazione - qui abbiamo una collezione di 160 opere donate da artisti da tutto il mondo, da Israele all’America, al Cile. È importante, perché è la dimostrazione che tanti artisti hanno creduto nella realizzazione di questo progetto rendendo possibile. Il Museo sociale deve avere un luogo dove può essere raggiunto da più persone, mantenendo il suo grembo che è questo quartiere, che ha bisogno di essere conosciuto, reso visibile  come la sua gente».

«L’idea - aggiunge Borruso - nasce con l’obiettivo di utilizzare l’arte, praticarla per il riscatto sociale e metter insieme diversi linguaggi. Un messaggio importante, capace di intervenire sulla realtà e nello stesso tempo viaggiando con l’immaginazione. Ed è quello che il Museo sociale fa, che il laboratorio DanisinniLab porta avanti portando per le strade il teatro che fa interagire persone di diversa estrazione, facendo incontrare quindi l’altro».

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