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Una mummia al museo Salinas di Palermo: «Conferma del patrimonio culturale della città»

Il teschio imbalsamato ritrovato nei depositi del museo archeologico Regionale presentato dalla soprintendente Selima Giorgia Giuliano e Laura Anello, presidente della Fondazione Vie dei Tesori

Adesso anche il Salinas ha una propria mummia come il British Museum, il Louvre e tanti altri musei nel mondo. Il teschio imbalsamato ritrovato nei depositi del museo archeologico Regionale Antonino Salinas, diretto da Caterina Greco è stato presentato oggi pomeriggio alla presenza di Selima Giorgia Giuliano, soprintendente ai Beni Culturali di Palermo, e Laura Anello, presidente della Fondazione Vie dei Tesori.

Un interessante intreccio di storia e scienza caratterizza la testa mummificata: il reperto venne donato nel 1870 dall'abate Antonio Pietro Paternosto, direttore spirituale dell’Istituto Vittorio Emanuele II, che lo acquisì durante le sue peregrinazioni in Africa. Un “dono” che non deve però stupire se inquadrato in tempi in cui la Sicilia pre e immediatamente post unitaria era fortemente affascinata dalle antiche civiltà del Nilo. Un frammento della sapiente arte dell’antico Egitto approdata a Palermo nel diciannovesimo secolo e adesso oggetto di attenti e approfonditi studi dell’antropologo siciliano Dario Piombino-Mascali, ispettore onorario della Regione Siciliana per il patrimonio mummificato, ricercatore capo della Facoltà di Medicina dell’Università Vilnius, Lituania e docente di paleoantropologia alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell'Università del Salento.

«Le modalità di imbalsamazione che la caratterizzano - ha spiegato l’antropologo - ci permettono di comprendere come questa arte funeraria si sia poi prolungata in un arco storico molto esteso. Si tratta dunque di una mummia tarda (periodo greco-romano) caratterizzata da una doratura e una classica craniotomia transnasale di un soggetto femminile. L’indagine radiologica condotta – continua l’antropologo - ha inoltre permesso di notare la presenza di abbondante resina intracranica, mentre lo studio chimico ha consentito di identificare, almeno in parte, alcuni degli ingredienti usati per l’imbalsamazione del defunto».

«Dopo la pietra di Palermo adesso abbiamo anche una mummia - ha sottolineano la direttrice - la riscoperta dei resti di una mummia nei nostri depositi rivela come le ricche collezioni storiche offrano di continuo nuovi importanti spunti di ricerca e di conoscenza del patrimonio culturale esposto al pubblico. Insieme ad altri materiali di origine egiziana, la mummia andrà infatti ad arricchire il nuovo allestimento della pietra di Palermo, che costituirà un importante capitolo del percorso espositivo del museo».

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