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Premio Campiello opera prima allo scrittore bagherese Emiliano Morreale

Lo scrittore bagherese Emiliano Morreale

Il bagherese Emiliano Morreale ha vinto il Premio Campiello opera prima con il romanzo «L'ultima innocenza» (Sellerio Editore). Ad attribuirgli il riconoscimento il presidente della giuria dei letterati, Walter Veltroni, nel corso della cerimonia che si è svolta a Padova nel corso della quale è stata votata anche la cinquina dei finalisti.

La motivazione del premio conferito a Morreale è la seguente: «Dalla Palermo degli anni '80 alla Polonia della seconda guerra mondiale; dai bassifondi romani all'America hollywoodiana: attraverso sei inquadrature accomunate dalla presenza dell'io narrante, "L'ultima innocenza" costruisce un percorso attraverso due arti: la letteratura e cinema. Mescolando realtà storica e invenzione o pretesto autobiografico, emiliano Morreale indaga la linea di confine tra finzione cinematografica e realtà. Il cinema, anche nelle sue manifestazioni deteriori, si rivela un punto d'osservazione privilegiato per comprendere la storia del 900 e il nostro paradossale presente».

Il concorso di narrativa italiana contemporanea promosso dalla Fondazione Il Campiello – Confindustria Veneto è giunto alle 61esima edizione e la selezione è frutto di un lungo lavoro da parte dei giurati impegnati per mesi nella lettura dei romanzi, che quest’anno sono stati 455. Un encomio arriva dal Comune di Bagheria che, attraverso una nota, ha annunciato che inviterà Morreale in municipio per una breve cerimonia e conferirgli una pergamena di benemerenza.

Chi è Emiliano Morreale

Emiliano Morreale, 50 anni, è professore ordinario all'Università di Roma La Sapienza. Figlio del professore Nino Morreale, è stato conservatore della Cineteca Nazionale di Roma dal 2013 al 2016 e ricercatore a tempo indeterminato all’Università degli studi di Torino dal 2011 al 2015. È autore di numerosi libri legati alla cinematografia.

L'ultima innocenza è la storia di un appassionato frequentatore di sale d'essai periferiche come il Cinema Lubitsch di Palermo, poi archivista in una smisurata cineteca di Roma, e studioso e professore in piccole sedi universitarie di provincia. Il protagonista si imbatte in una serie di storie che attraversano il ventesimo secolo, in uomini e donne che inseguono desideri e visioni di celluloide. Sono vicende vere ma più che inverosimili, e in ognuna si cerca di salvare qualcosa: se stessi, i propri cari, l'amore, la dignità, rincorrendo una redenzione impossibile. Tutti i protagonisti, in un modo o nell'altro, si accorgono che la bellezza, o la fama, non potranno riscattare né loro né il mondo.

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