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Il concerto al Massimo saltato per sciopero, polemica tra il Teatro e il sindacato Libersind

Il concerto in programma al Teatro Massimo ieri sera, domenica 26 marzo, è stato annullato a causa dello sciopero proclamato da Libersind Confsal. «Un sindacato numericamente minoritario - si legge in un comunicato stampa del Teatro Massimo -  ma in grado di incidere nel fragile equilibrio di un’orchestra. L’iniziativa, oltre al danno economico, ha arrecato un grave danno d’immagine alla Fondazione Teatro Massimo impedendo l’esecuzione del concerto diretto dal maestro Gabriele Ferro, direttore onorario del Teatro e figura di spicco del mondo musicale internazionale. Lo sciopero - continua la nota della Fondazione - appare ancor più intollerabile per la presenza in teatro di un gran numero di spettatori, e tra loro di tantissimi turisti, che non hanno potuto assistere al concerto e che conserveranno di questa serata e della città un pessimo ricordo».

Betta e Lagalla attaccano il Libersind

«Porgo le mie scuse al pubblico e al maestro Ferro, per l'annullamento del concerto - dichiara il sovrintendente del teatro Marco Betta -. Sorprende il fatto che Libersind Confsal abbia proclamato lo sciopero nonostante fosse in corso una trattativa in via di definizione con tutte le sigle sindacali sulla distribuzione di un contributo aggiuntivo di 350 mila euro, che, oltre a quello annuale, è stato assegnato ai lavoratori per il welfare, grazie all’impegno del Comune di Palermo».

«Dispiace constatare - dichiara il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla - come lo sciopero indetto da una sola sigla sindacale abbia costretto all’annullamento del concerto in programma, ieri sera, al Teatro Massimo. Un fatto grave, soprattutto se si considera l'inaccettabile logica sindacale che ha portato allo sciopero, motivato da posizioni pretestuose e di difficile comprensione. La Fondazione Teatro Massimo ha tenuto e continua a tenere aperto il dialogo con i suoi lavoratori. Ne è dimostrazione il fatto che tutte le altre sigle sindacali non abbiano aderito alla protesta. Purtroppo resta questa macchia nel contesto di una stagione che fin qui ha raccolto ampio consenso e grande partecipazione di pubblico, grazie, in primo luogo, all’impegno dei lavoratori del Teatro Massimo. A nome della Fondazione, della quale il sindaco di Palermo è per statuto il presidente, sento di dovere rivolgere le mie scuse al pubblico e al maestro Ferro: entrambi non avrebbero meritato un comportamento che delude anche me e la giunta comunale che, pur in un momento di nota difficoltà, non ha fatto mai mancare alla Fondazione e ai lavoratori il massimo e più convinto sostegno«.

La Fondazione, nella nota, ringrazia infine le altre sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil e Fials «per il senso di responsabilità dimostrato».

La replica del sindacato «ribelle»

Immediata la replica del Libersind Confsal: «Il messaggio si legge in una nota - è molto semplice: "Non siamo disponibili né mai lo saremo ad indietreggiare sui diritti dei lavoratori"». Poi il sindacato entra nel merito: «Il Libersind - scrive - aveva già dichiarato lo stato di agitazione venerdì 24 marzo, dopo l’ennesimo incontro in cui veniva presentata una bozza welfare modificata unilateralmente, senza aver minimamente accolto le proposte suggerite dal nostro sindacato . Da vent’anni i salari sono bloccati, premio di produzione dimezzato, forniture vestiario incomplete, indennità decurtate, annosa trattativa sullo spostamento del giorno di riposo pendente, concorsi da bandire e l’elenco potrebbe continuare. Questo sindacato non intende perdere l’ennesima occasione per migliorare le condizioni dei lavoratori, ma soprattutto per usare in maniera equa e trasparente i soldi dei soci, in primis il Comune. Affinché il finanziamento del sindaco non vada disperso, sono già tre mesi che pressiamo per ottenere quanto promesso in termini di welfare, senza dimenticare che dopo la bozza firmata bisognerà ancora attendere il passaggio ai revisori dei conti ed alla Corte dei conti. I lavoratori sono provati ma nessuno vuole raccogliere in tempi celeri il loro malessere, un malessere che ha condotto ad un‘adesione trasversale allo sciopero».

Poi una precisazione sulla rappresentatività del sindacato, definito «minoritario» nel comunicato del Teatro Massimo. «Il Libersind - si legge nella replica - è il secondo sindacato per numero di iscritti in teatro. Ma, volendo accogliere la definizione di “minoritario” di Betta, qualcosa ci sfugge. Come può un sindacato “minoritario” bloccare l’attività? Evidentemente Betta non conosce i numeri, oppure i lavoratori aderenti alle altre sigle hanno deciso di sostenerci: in entrambi i casi Betta dimostra di non avere il termometro della sua azienda e dei suoi lavoratori».

Poi un messaggio agli utenti. «Spiace per il pubblico – conclude Libersind - ma chi doveva avvisare, il sindacato l’aveva fatto tramite i media, forse non ha raccolto le sollecitazioni e le domande sul sito della Fondazione in cui si chiedeva conferma dello sciopero. Inoltre, la Fondazione è nella disponibilità dei maggiori canali social per i rapporti con l’esterno ed il pubblico. Ci scusiamo con gli spettatori, ma la dirigenza dovrebbe scusarsi anche con i lavoratori che non vedono rispettate le legittime rivendicazioni, sarebbe bastata una bozza corretta ed inviata a tutte le sigle sindacali per evitare lo sciopero. Appare infine singolare il ringraziamento alle altre sigle sindacali: si ha la sensazione che parte e controparte coincidano, oltre ad un tentativo di volere alimentare le spaccature. Il Libersind non è mai entrato nelle proteste di altre sigle a prescindere dalla divergenza delle posizioni.  Al sindaco-presidente rivolgiamo l’appello di imprimere un’accelerazione nella trattative perché si tratta di denaro pubblico».

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