È morto a Bologna, all’età di 60 anni, il pittore palermitano Guido Baragli, figlio di Giacomo, scultore, e della pittrice Ines Panepinto. Non ancora ventenne si affaccia la mondo dell’arte: la galleria L’Asterisco di Palermo gli dedica una personale, per lo più degli autoritratti, e poco dopo partecipa a una collettiva, insieme ai palermitani Croce Taravella e a Giovannino Valenza, alla galleria Noemi di Bologna, che diventerà sua città adottiva, dal titolo «1985, fuga da Palermo».
Seguono la mostra itinerante «Necrofilia», inaugurata a Roma, a San Giovanni in Laterano; «Ricognizione 1980-85», a Erice; «Made in Palermo» (1989), alla Galleria d’Arte Moderna di Palermo.
Dalla collaborazione con la galleria Ezio Pagano Artecontemporanea di Bagheria, nasce nell’86 la mostra «L’alba ci sorprenderà distratti», curata da Sergio Troisi. Il trasferimento a Bologna (in verità non rinuncia a un atelier a Palermo) risale al 1988 e lì elabora il tema del paesaggio con «Escape In The Landscape-Passaggio Nel Paesaggio». Gli anni Novanta si aprono con «Guadagnarsi il pane», «Luoghi comuni» e “Ascolto il tuo cuore, città». Nel 1994 inizia la ricerca sulla carta chimica e la retroilluminazione e due anni dopo espone alla Biennale d’Arte contemporanea alla Mole Vanvitelliana di Ancona.
Nel 1998 è la volta di «Domicili Coatti» nella chiesa di S.Eulalia dei Catalani, a Palermo, lavori eseguito con la trecnica della retroilluminazione. «La Sicilia è un arcipelago. I contemporanei dell’arte», lo porta a Roma, New York e Palermo.
Nei primi anni del nuovo millennio l’attenzione di Baragli si concentra sulla natura morta per almeno un lustro, interrotta nel 2007 da «Guido Baragli - Tifoso e Pittore», mostra allo stadio della Favorita sul calcio e i suoi eroi. Tra le altre mostre: nel 2009 espone da Ready Made a Milano «Palme ed agavi», e nel 2019, il museo Riso di Palermo gli dedica l’antologica «Guido Baragli, opere dal 1981».
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