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Palermo, il monastero di Santa Caterina svela un nuovo tesoro: un soffitto del Trecento

Il soffitto riemerso nel monastero di Santa Caterina d'Alessandria

Nuovo ritrovamento al monastero di Santa Caterina d’Alessandria, a Palermo. Venerdì prossimo (25 novembre), giorno in cui il mondo cristiano celebra la santa che dà il nome al monastero, alle 12 sarà inaugurato Il tesoro nascosto del soffitto trecentesco e l’affresco dell’Incarnazione, alla presenza, tra gli altri, di Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo.

Nascosto per oltre due secoli, adesso tutti potranno ammirare il tesoro grazie a una semplice App scaricabile sul cellulare, messa a punto dal dipartimento di Architettura di Palermo, con la supervisione del professor Fabrizio Agnello.

L’esistenza di un antico soffitto ligneo a cassettoni dipinto al di sopra della volta della sacrestia interna era nota alla Soprintendenza e agli studiosi del monumento. Il manufatto è, infatti, visibile con difficoltà all’interno di un’intercapedine. Le decorazioni essenzialmente geometriche e vegetali sono abbellite da animali fantastici, figure di dame e cavalieri, drôlerie e stemmi di famiglie siciliane.

La realizzazione dell’opera potrebbe ascriversi allo stesso periodo e, forse, agli stessi autori del soffitto ligneo dello Steri, il palazzo che attualmente ospita il rettorato universitario. La presenza dello stemma di Giacoma Ventimiglia, priora dal 1348 al 1353 ne confermerebbe la datazione. Sulla trave centrale, ai lati dello stemma aragonese, sono dipinte due dame a cavallo. Probabilmente le due fondatrici del Monastero: Palma, moglie dell’eroe del Vespro Ruggero Mastrangelo, e la figlia Benvenuta, vedova del conte di Santa Fiora di casa Aldobrandeschi la cui tomba si trova ancora nel transetto destro della Chiesa di S. Caterina. Sempre venerdì, ma alle 8, è in programma il concerto dell’Orchestra multietnica Quattrocanti, a cui farà seguito la visita guidata da Nicole Oliveri, che illustrerà ai visitatori l'iconografia del soffitto ligneo del XIV secolo e i simbolismi dell’affresco dell’Incarnazione.

È stata una bellissima scoperta, ma soltanto di recente se n’è compresa l’ampiezza e la fattura: sulla sagrestia interna del monastero di Santa Caterina d’Alessandria, proprio sopra i famosi «armadi» antichi, corre un controsoffitto neoclassico di fine Settecento. Al di sopra (scoperto dopo aver portato fuori diverse carriole di materiali di risulta) vive uno straordinario soffitto trecentesco, dello stesso periodo del famoso soffitto ligneo dello Steri. Il controsoffitto lo ha praticamente, preservato dalla scomparsa e da interventi successivo: è splendido, con caratteristiche decorative e cromatiche, tecniche costruttive, scene, figure zoomorfe simili al bestiario cortese «cugino» di sala dei Baroni, anche se di soggetto più autenticamente religioso, vista la struttura in cui è ospitato. È un camminamento di circa un metro e mezzo, che sopra la volta fittizia è di pochi centimetri: sono saliti gli architetti per i rilievi e vi entreranno presto i restauratori; il pubblico no, ma è stata creata dal dipartimento di Architettura dell’Università - dagli studenti e laureandi guidati da Fabrizio Agnello - un’applicazione per poter ammirarlo a 360 gradi tramite sei punti di osservazione e codici QR.

La presentazione è a cura del complesso di Santa Caterina guidato da padre Bucaro e dell’Università. I resoconti fotografici dei due soffitti verranno messi a confronto. Il soffitto risale alla prima metà del XIV secolo e probabilmente fu commissionato dalla nobile priora, Giacoma Ventimiglia, in carica proprio nel ventennio 1353-1373, imparentata con i Chiaromonte, che pressoché nello stesso periodo facevano realizzare quello dello Steri. E sempre venerdì sarà anche presentato uno straordinario affresco trecentesco ritrovato, un’Incarnazione bellissima e commovente.

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