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È morto Gianni Bisiach, l’uomo di «Radio anch’io»: raccontò la mafia da Corleone nel 1962

Gianni Bisiach

A Corleone nel 1962 per raccontare la mafia in una delle prime inchieste televisive sul fenomeno; faccia a faccia nel 1960 con Jese Owens, l’uomo che alle Olimpiadi del 1936 vinse quattro medaglie d’oro e rovinò i piani propagandistici di Adolf Hitler; con Eduardo De Filippo, ospite della trasmissione «Radio anch'io '80», e con Massimo Troisi per la stessa trasmissione nel 1981. Basta dare un’occhiata alle teche della Rai per rendersi conto della statura professionale di Gianni Bisiach, volto storico del giornalismo italiano e della Rai, morto oggi all’età di 95 anni. Sarà seppellito a Gorizia.

A Radio anch’io Bisiach era indissolubilmente legato, essendone stato per oltre una decade il capostruttura responsabile di un format nato per intrattenere un rapporto continuo con gli ascoltatori, e la sua voce inconfondibile, in questo legame diretto con il pubblico, non poteva non giocare un grande compito.

La carriera di Bisiach è costituita da oltre 3000 documentari, inchieste-reportage e video-interviste, varie migliaia tra fotografie e articoli, da 4000 puntate del programma «Un minuto di storia» realizzate sino al 2013, ove si racconta per ogni giorno dell’anno in estrema sintesi un evento accaduto in quella stessa data: una Collezione, questa, entrata a fare parte del patrimonio documentario custodito dall’Archivio storico della Presidenza della Repubblica.

Bisiach ha intrapreso, e forse aperto, la strada della divulgazione storica, attraverso, spiega il sito del Quirinale, uno «storytelling visivo costruito con taglio giornalistico e rigorosa attenzione alla qualità delle fonti».

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