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Teatro Massimo, Placido Domingo salva il concerto e concede un finale a sorpresa

Programma modificato per fare fronte alle poche defezioni dovute allo sciopero del Libersind

Placido Domingo canta nell'improvvisato finale con il tenore Arturo Chacón Cruz alla chitarra

Placido Domingo al Teatro Massimo di Palermo chiede che il mondo sia in pace, nel nome della musica; canta Cielito lindo e Besame mucho con il tenore Arturo Chacón Cruz alla chitarra, e poi ricambia il favore, lo accompagna lui stesso al piano con Granada e gli cede anche un suo grande successo dei tempi dei Tre Tenori, la dolcissima No puede ser, di fatto segnando un bellissimo passaggio di testimone. L’orchestra è già (stranamente) nei camerini e la sorpresa è in coda, ribaltando di fatto un concerto che fino a pochi minuti dall’andata in scena, non si sapeva se ci sarebbe stato o no. Insomma, Domingo ha dimostrato una straordinaria sensibilità e anche che un grande artista non si tira mai indietro: neanche quando gli viene comunicato che due giorni prima del concerto che avrebbe dovuto dirigere, una sigla sindacale indipendente aveva dichiarato lo sciopero. E Domingo che fa? Non urla, non strepita, non si sente offeso, ma impugna la bacchetta e dirige l'orchestra («dimagrita») e il coro e si presta a invenzioni dell’ultimo minuto, per colmare lacune del programma necessarie per le assenze nell’organico. E il successo è stato bellissimo, con tanto di standing ovation finale per una Noche española da ricordare.

Alla fine gli unici che ci hanno perso sono stati gli orchestrali (sembra meno di venti) che hanno aderito allo sciopero di Libersind. Non gli spettatori perché, nonostante le astensioni, il concerto è stato diretto da Domingo come previsto e c’è stata solo la contrazione del programma, e la sorpresa finale; non ci ha rimesso il Teatro Massimo, che non ha dovuto rinunziare ad uno degli appuntamenti più attesi della stagione; non è stata una débacle pre-elettorale per il sovrintendente Marco Betta che non era nell’abituale palco di proscenio, ma in palcoscenico dietro le quinte.

Insomma, il tentativo è andato a vuoto, e alla fine il pubblico è uscito dal Teatro (sold out) felice, compresi i tanti turisti che avevano acquistato il biglietto da mesi. Ieri a poco meno di un’ora dal concerto, tra le quinte, gli orchestrali si contavano: se incontravi qualcuno degli iscritti al Libersind si diceva sicuro che il concerto sarebbe saltato, se invece ne beccavi uno in frac, eccolo pronto a giurare che si stava per andare in scena. Alla fine hanno avuto ragione loro, ma che fatica: con le maschere impegnate a tranquillizzare gli spettatori allarmati, i turisti che non capivano le ragione di questo «strike».

Così, si arriva all’orario, una voce fuori campo annuncia (in italiano) che il concerto avrebbe avuto dei cambiamenti. Domingo entra, impugna la bacchetta, dirige, salta qualche brano, ma marcia spedito verso il finale a sorpresa. Un successo personale lo raccoglie il tenore Arturo Chacón Cruz, ma nulla al confronto dell’applauso scrosciante per l’ottantacinquenne suonatrice di nacchere, Lucero Tena, che su invito di Domingo, concede anche un bis e un ter… solo nacchere. Alla fine c’è persino tempo per la sessione di autografi dedicati al pubblico.

 

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