Un Film muto con accompagnamento musicale dal vivo. Dopo il debutto al Teatro Odeon di Taormina, va in scena uno spettacolo sperimentazione inserito nell’ambito della rassegna Spasimo 2021 – Musiche di una nuova Alba.
Appuntamento con la pellicola “Il fantasma dell’Opera” del 1925, tratto dal lavoro di Gaston Leroux, il 5 settembre alle 21.30 al Real Teatro Santa Cecilia, con le musiche composte appositamente dai Maestri Fabio Lannino e Diego Spitaleri, su commissione della Fondazione Taormina Arte.
Sul palco dello storico teatro, Fabio Lannino alla chitarra e contrabasso, Diego Spitaleri al pianoforte, Antonino Saladino al violoncello e Francesco jr Foresta alla marimba e percussioni. Il film Il fantasma dell’opera” di Rupert Julian, con Lon Chaney, Mary Philbin, Norman Kerry, Arthur Edmund Carewe, Gibson Gowland, dal titolo originale The Phantom of the Opera, viene inserito nel genere Horror, in bianco e nero della durata di 73 minuti.
Si tratta della prima trasposizione cinematografica del testo di Gaston Leroux. Inoltre, l’interpretazione di Lon Chaney è stata considerata dalla critica del tempo la più terrificante di tutte, un’opera originale anche per il genere muto. I colori non sono esclusivamente in bianco e nero ma vi sono coloriture ottenute con illuminazione ad hoc che rendono le varie scene raccapriccianti e terrifiche. L’immagine proiettata e le varie gradazioni della luce della pellicola, conducono dentro ad un’epoca che per i più giovani sa di immaginifico e favolistico.
Uno dei numerosi segni di un periodo storico in cui, dalla fotografia al cinema, le immagini divengono linguaggio accessibile a tutti e si fanno voce per le «masse». Il divismo corre veloce, insieme al progresso, indice di benessere e affrancamento fisico e intellettuale. La prima proiezione del film si tiene a New York i primi di settembre del 1925. Ed oggi accade che sul palco del Santa Cecilia, tra la proiezione del film ed i musicisti, si crea un tutt’uno, un pathos vibrante tra la tensione filmica e quella musicale, una perfetta fusione di suoni ed immagini che non lasciano scampo alle emozioni. Per più di un’ora, si avverte una immagine reale sul palcoscenico in cui il pubblico potrà patire, gioire, sentire la disperazione degli amanti, interpreti della pellicola, e come scrive la scrittrice e giornalista Lisa Bachis “la musica ci ha fatto entrare in empatia con il Fantasma.
L’uso di strumenti che richiamano sia il classico che il jazz, la sperimentazione volutamente in contrasto con una resa di tipo tradizionale, hanno posto in rilievo ogni singola sequenza, sino alla mirabolante orchestrazione della scena del ballo, calata in un’atmosfera disco contemporanea, ma datata 1925. Il tutto sottolineato dal ritmo al cardiopalma, rotolante nelle scene di sommossa, per raggiungere l’apice in un finale, che ci ha fatto trattenere il respiro sino all’ultimo”.
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