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Il "cunto" siciliano riprende vita con gli scritti dell'insegnante palermitana Valeria Mandalà

Grazie ad un'insegnante palermitana, il classico cunto siciliano riprende vita. Valeria Mandalà è una maestra che crede fortemente nel dialetto, in particolare in quello palermitano. Infatti, la si può definire letteralmente innamorata di quella che in questa sede si può chiamare semplicemente: lingua. In quanto la Mandalà utilizza proprio il palermitano per diffondere la cultura di Palermo, portando ad una riscoperta di antiche tradizioni servendosi delle proprie composizioni in versi.

Al giorno d'oggi sentire parlare, in certi ambienti e momenti, qualche bambino in dialetto può far storcere il naso ad alcuni. Tant'è che questa “paura” insensata è proprio una vera fobia, non a caso il termine che calza perfettamente per definire il timore dei genitori nel sentire parlare il dialetto dai propri bambini è "dialettofobia". Quest'ultimo aspetto ha delle radici profonde nella società palermitana, ma non occorre neanche andare troppo indietro nel tempo.

A raccontarlo è proprio l'insegnante e poetessa palermitana: “Con il diffondersi dell’istruzione a partire dal secondo dopoguerra, presso gli strati sociali meno abbienti, si è palesata la tendenza a condannare il dialetto visto come manifestazione di un’appartenenza da rifiutare – spiega -. Purtroppo questa condanna si è consumata e continua a consumarsi all’interno del sistema scolastico. Ultimamente per fortuna, complice l’arrivo all’interno delle classi di ogni ordine e grado, di folti gruppi di alunni extracomunitari, in nome della valorizzazione delle culture di appartenenza, si sta assistendo ad una rinascita d’interesse per tutto ciò che è siciliano. Paradossalmente gli alunni extracomunitari, inseriti in un contesto diverso dal proprio, provano anche attraverso i loro genitori una sorta di rispetto nei confronti della cultura che 'li ospita'”.

Dunque, le opere che realizza la maestra Mandalà vengono definiti cunti. I quali sono stati per molti anni fondamentali come mezzo di diffusione culturale e di eventi che rafforzavano le tradizioni, soprattutto, popolari: “Essendo in pochi a saper scrivere, l’unico modo per tramandare gli eventi era questo. Dall’antico cunto nasce il teatro dei pupi e tutte le narrazioni legate alla nostra Sicilia – dice -. Se è dall’Ottocento che abbiamo i primi studi sui cuntista grazie a Pitrè, la tradizione cuntista è un monumento simbolo della nostra Sicilia perché è nata con lei. Per questo io cunto deve essere portato avanti perché è di per sé Sicilia”.

Valeria Mandalà negli ultimi giorni ha pubblicato due raccolte in versi, scritti ovviamente in dialetto palermitano, ossia: “Gienti e cuosi di Paliemmu” e in occasione della festa di Santa Rosalia “Rusulìa, ‘u Cuntu ru Fistinu Palimmitanu”. Questi due libri al momento sono disponibili in formato digitale su Amazon. Invece, il primo libro pubblicato, nel 2018, dall'insegnante palermitana è: “Ti cuntu ‘u cuntu…si ni vò fari cuntu”, disponibile anche in formato cartaceo.

Mandalà crede decisamente nell'importanza del dialetto all'interno delle scuole tra i più piccoli e il suo impegno è concreto in questo ambito. A tal proposito racconta come il dialetto viene integrato nel suo metodo di insegnamento e dice: “L’insegnamento del dialetto e la lettura di testi in vernacolo all’interno delle scuole non può che contribuire a preservare il nostro meraviglioso patrimonio culturale. All’interno della mia sezione di scuola dell’infanzia, i miei alunni imparano il siciliano attraverso le mie poesie che vengono puntualmente recitate nelle nostre giornate speciali. Parecchie poesie sono inoltre state recitate dagli alunni della Scuola Primaria della Direzione Didattica Capaci in occasione della settimana della legalità che ruota attorno al 23 maggio. Il siciliano e nello specifico il palermitano diventa un quest’occasione un mezzo per portare avanti una cultura che sposa la causa della legalità rifuggendo dagli stereotipi che vedono la Sicilia solo luogo di mafia” conclude.

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