Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Laurea honoris causa alla palermitana Giuseppina Torregrossa, la "cuntastorie"

Giuseppina Torregrossa

"Non sono una scrittrice, sono una cuntastorie" ha dichiarato più volte Giuseppina Torregrossa. Questa sua attitudine a privilegiare il 'cunto' e il dialetto ha trovato oggi un riconoscimento accademico con il conferimento da parte dell'università di Palermo della laurea honoris causa in Italianistica.

Giuseppina Torregrossa, medico con specializzazione in ginecologia, è sulla scena letteraria dal 2007 con il romanzo "L'assaggiatrice" seguito da altri libri tra cui "Il conto delle minne" e "Panza e prisenza" fino al romanzo "Al contrario", appena pubblicato da Feltrinelli.

La scrittrice si è sempre impegnata in azioni di impegno sociale come l'attività di prevenzione dei tumori dell'apparato riproduttivo nei carceri femminili di Rebibbia e di Termini Imerese.

La sperimentazione linguistica della scrittrice palermitana è stata approfondita nella 'laudatio' della professoressa Domenica Perrone e posta in relazione con un percorso culturale e umano che ha coniugato interessi plurimi. Nei suoi 'cunti' è molto stretto il nesso tra letteratura e medicina che racconta la società "attraverso i suoi malanni" reali e metaforici. Nella sua lectio magistralis, Giuseppina Torregrossa ha ricordato che Il gusto del racconto le è venuto dal nonno.

"Nei pomeriggi afosi di agosto, nella nostra casa di campagna, alla controra, parlava con voce lenta e costante: ora ti cuntu un cuntu".

Il dialetto è stato la sua prima lingua, favorito dalla frequenza di una scuola elementare in un paese dell'entroterra. Il padre induceva la piccola Giuseppina a non parlare in dialetto.

"Il siciliano - ha spiegato - era considerato il linguaggio degli ignoranti, vietato ai professionisti e ai loro familiari. D'improvviso ciò che mi aveva cullato e coccolato venne bandito dalla mia vita". Più tardi scoprì che, come ha detto Tullio De Mauro, il dialetto è "la lingua degli affetti, un fatto intimo, confidenziale, familiare".

Oggi si tende a parlare, secondo la scrittrice, secondo le formule del "politicamente corretto" che rischiano di "stravolgere la libertà di espressione". Da qui una scelta rivendicata e proclamata: "Recuperare il dialetto e saperne scrivere è stato per me ritrovare una voce libera".

Caricamento commenti

Commenta la notizia