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Registi e attori in rete, il Teatro Libero lancia un nuovo format

Il Teatro Libero prosegue la sua presenza in rete attraverso nuove iniziative e format. Un modo per instaurare un nuovo rapporto con il pubblico tramite una riflessione con personalità del mondo della cultura e dello spettacolo dal vivo, italiano ed europeo.

Venerdì 24 aprile alle 18, in live streaming sulla propria pagina Facebook e in parallelo sul proprio canale Youtube, il Teatro Libero darà il via a conversazioni sul tema #CosaSarà del futuro dei beni e delle attività culturali nel nostro Paese. Incontri che coinvolgeranno attori, registi, professori universitari, personalità appartenenti alle più importanti fondazioni culturali, organizzatori e promotori teatrali, ma anche personalità del mondo della politica.

Venerdì 24 aprile il primo ospite sarà Michele Sinisi, attore e regista pugliese, già fondatore di Teatro Minimo e adesso artista in residenza al Centro di produzione Elsinor / Sala Fontana di Milano, con il quale ha intrapreso un progetto di scrittura dei classici della letteratura e della drammaturgia teatrale, dai Promessi Sposi a Miseria e Nobiltà.

Giovedì 30, sempre alle ore 18, sarà la volta di Massimo Bray, direttore generale della Fondazione Treccani, storico italiano, già direttore responsabile della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei, presidente del cda della fondazione “La Notte della Taranta”, nel 2014 ministro per i Beni, le attività culturali e il turismo del governo presieduto da Enrico Letta; nel 2017 nominato presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, l’ente promotore del Salone internazionale del libro di Torino. Nel 2019 ha pubblicato il libro Alla voce Cultura. Diario sospeso della mia esperienza di ministro.

Ci sarà anche la possibilità di accedere all’archivio delle produzioni del Libero: domenica 26, dalle 18 accesso libero alla produzione “Una pietra Sopra” di Manlio Marinelli, regia di Lia Chiappara.

Spettacolo prodotto nel 2015, parte da un testo che è una sorta di Spoon River palermitana: i personaggi che in esso agiscono, che si inseguono sulla scena, raccontano ciascuno un punto di vista e un segmento di un’unica storia raccontata da un solo attore a più voci fino a comporre un mosaico che è l’affresco di una realtà  fatta di ombre e luci, contraddizioni e disperazioni, la realtà di una città come Palermo che ancora muore di cattive abitudini, di silenzi colpevoli, di piccole vigliaccherie che hanno gravi conseguenze. Il becchino protagonista racconta, impersona, si trasforma nei vari personaggi che incontra (un muratore, un portinaio, un mafioso, una prostituta) con una lingua multiforme che parte dal dialetto per diventare strumento espressivo, fatto di suoni ed evocazioni, in un’atmosfera surreale e grottesca in cui la storia di un luogo è quella dei suoi abitanti.

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