Palermo

Domenica 24 Novembre 2024

Raccontare Palermo attraverso storie femminili, l'omaggio di Kalós alla città

Raccontare Palermo attraverso storie femminili. Storie di legami speciali, amicizie, amori. Storie di figure realmente vissute o semplicemente frutto della fantasia della scrittrice. Ricostruzioni fatte tramite lettere o guide che raccolgono misteri e aneddoti. Sullo sfondo di una città descritta minuziosamente coi suoi vicoli e i suoi monumenti, le sue strade specchio di un determinato periodo storico. Edizioni Kalós fa un omaggio al capoluogo siciliano. E lo fa con due romanzi, una biografia e un epistolario, tutti scritti da una mano femminile. Ninuzza, di Camille Guillon Verne, tratteggia la figura di Nina, una giovane ragazza palermitana, appartenente a una famiglia povera e numerosa, costretta a subire le difficoltà della guerra nella Sicilia degli anni Quaranta. Sono gli anni in cui la protagonista conoscerà l’amore, e insieme a questo affronterà scelte difficili, come l’abbandono della casa paterna e della terra natia per un mondo lontano e sconosciuto, con l’unico desiderio di riscattare la vita dei suoi cari e garantire un futuro ai propri figli. Palermo viene così raccontata coi suoi quartieri del Capo e dell’Albergheria: via Gioiamia, via Biscottari, via dei Calderai, vicolo dell’Argenteria, via delle Sedie Volanti. Strade che la scrittrice, discendente di Jules Verne, ha conosciuto attraverso i racconti della nonna del marito, Nina, a cui si è ispirata per il suo romanzo. Quelle strade descritte nelle pagine del romanzo, nelle quali sembra di sentire ancora i profumi delle usanze di un tempo. Come quello emanato dalle grosse pentole in cui cucinavano le donne, sedute per strada davanti la porta di casa. A queste pagine fa da sfondo una cultura votata alla dimensione familiare, caratterizzata da valori, credenze e talvolta superstizioni, che accompagnerà i protagonisti anche durante la difficile prova vissuta lontano da casa. Ninuzza è una figura femminile capace di muoversi con determinazione e forza all’interno di un mondo patriarcale e maschilista, che riuscirà a vincere anche i pregiudizi più radicati conquistando, con silente discrezione, l’indipendenza e il rispetto per sé e la propria famiglia. La sua storia racconta le speranze e le paure legate al viaggio, quello di svolta, di uomini e donne che, nonostante tutto, non si arrendono. Con lo sguardo in su, di Alessia Franco, racconta invece la storia di Josetta che si è trasferita da poco a Palermo dalla Germania: il papà fa l’antiquario, e in Sicilia vede nuove opportunità di lavoro. Siamo nel periodo della Belle Époque, e sono molte le famiglie che, da tutta Europa, decidono di venire a vivere e lavorare su quest’isola colta, ricca, produttiva. Sisidda, invece, dal suo poverissimo quartiere non si è mai spostata se non per andare a servizio, proprio in casa della famiglia di antiquari, che abita una villa Liberty immersa in un giardino rigoglioso. E sono proprio quartieri opposti tra loro a far da sfondo al racconto: da un lato Danisinni, dall’altro quelli che racchiudono alcuni gioielli del periodo Liberty, come il Villino Florio, Villa Whitaker, la Real Confetteria del cavaliere Bruno e la storica gioielleria Mercurio di corso Vittorio Emanuele. Un’amicizia, quella tra le due bambine, che nasce per caso e che porterà alla luce tante altre vite di loro coetanei: da quelli ricchi e privilegiati ai carusi, che si sfiniscono di lavoro e rischiano la vita nelle zolfare. Con il suo nuovo romanzo – scritto da un adulto con la voce dei bambini, una voce e, dunque, una scrittura che insieme alle protagoniste cresce pagina dopo pagina – l’autrice si immerge con grazia e delicatezza in un periodo storico affascinante costellato di luci e ombre, di cui recupera frammenti di vita, usanze, personaggi e luoghi noti o dimenticati di Palermo, rivolgendosi tanto ai ragazzi quanto a un pubblico maturo. Dall’incontro di due realtà apparentemente inconciliabili nascono il rispetto, la conoscenza, il dialogo. In una parola, il diritto di ogni bambino di vivere “con lo sguardo in su”. E poi c’è il saggio Costanza D’Altavilla - L’ultima imperatrice normanna, di Francesca Giurleo. La figura di Costanza d’Altavilla si impone nel testo in tutta la sua forza di sovrana, di donna e di madre. L’ambientazione principale è il Palazzo Reale, descritto minuziosamente coi fasti dell’epoca. Data in sposa a Enrico VI per un gioco politico fatto di alleanze, si mantenne estranea all’ambizione del marito dominatore, usando tutta la sua diplomazia per difendere la sua terra e la sua gente. Il suo obiettivo si poté realizzare solo dopo la morte del marito stesso quando, dopo aver allontanato da sé i funzionari tedeschi rudi e sanguinari, riportò il figlioletto, il futuro Federico II, in terra di Sicilia, nella corte di Palermo, e cominciò a preparare per lui un regno unito e saldo. Con la sua amministrazione Palermo riprese l’antica politica interculturale e iniziò ad affermarsi come capitale della cultura e culla della nascente lingua italiana. Un anno a Palermo, 1860 - Memorie di Adelaide Atramblé di Giulia Sommariva tratteggia invece la figura della pittrice franco-napoletana vissuta alla Corte di Ferdinando II di Borbone, che si trasferì a Palermo nel 1850 subito dopo le nozze col giovane magistrato palermitano Domenico Sommariva Grenier. A informarci della vita di Adelaide è stata la fortuita scoperta di un epistolario, una cinquantina di missive ingiallite dal tempo indirizzate al padre, il generale Horace Atramblé , e scritte tra il giugno e il dicembre del 1850. Dallo stile colorito e ricche di vivaci richiami, queste lettere diventano le tessere di un mosaico che riporta alla memoria brani di vita, affetti domestici e valori di un tempo passato offrendo inedite testimonianze sulla Palermo di metà Ottocento. Un epistolario in forma biografica che racconta i primi mesi della vita palermitana di Adelaide, una narrazione di fatti e stati d’animo intimamente legati alla genesi dei suoi dipinti, la Veduta di Capaci con l’Isola delle Femmine e la Veduta di Catania. Sono pagine che, a distanza di circa centosettant’anni, svelano la sua figura di artista e di donna evocando emozioni e sensazioni che le appartennero, mostrandone la delicata sensibilità. Figure di donne appartenenti a differenti estrazioni sociali e vissute in diversi periodi storici ma tutte accomunate da un grande carisma. Lo stesso carisma che accomuna le autrici che Kalós ha scelto per raccontare il bello della sua città.

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