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Raccontare Palermo attraverso storie femminili, l'omaggio di Kalós alla città

Raccontare Palermo attraverso storie femminili. Storie di legami speciali, amicizie, amori. Storie di figure realmente vissute o semplicemente frutto della fantasia della scrittrice.

Ricostruzioni fatte tramite lettere o guide che raccolgono misteri e aneddoti. Sullo sfondo di una città descritta minuziosamente coi suoi vicoli e i suoi monumenti, le sue strade specchio di un determinato periodo storico. Edizioni Kalós fa un omaggio al capoluogo siciliano. E lo fa con due romanzi, una biografia e un epistolario, tutti scritti da una mano femminile.

Ninuzza, di Camille Guillon Verne, tratteggia la figura di Nina, una giovane ragazza palermitana, appartenente a una famiglia povera e numerosa, costretta a subire le difficoltà della guerra nella Sicilia degli anni Quaranta. Sono gli anni in cui la protagonista conoscerà l’amore, e insieme a questo affronterà scelte difficili, come l’abbandono della casa paterna e della terra natia per un mondo lontano e sconosciuto, con l’unico desiderio di riscattare la vita dei suoi cari e garantire un futuro ai propri figli. Palermo viene così raccontata coi suoi quartieri del Capo e dell’Albergheria: via Gioiamia, via Biscottari, via dei Calderai, vicolo dell’Argenteria, via delle Sedie Volanti. Strade che la scrittrice, discendente di Jules Verne, ha conosciuto attraverso i racconti della nonna del marito, Nina, a cui si è ispirata per il suo romanzo.

Quelle strade descritte nelle pagine del romanzo, nelle quali sembra di sentire ancora i profumi delle usanze di un tempo. Come quello emanato dalle grosse pentole in cui cucinavano le donne, sedute per strada davanti la porta di casa. A queste pagine fa da sfondo una cultura votata alla dimensione familiare, caratterizzata da valori, credenze e talvolta superstizioni, che accompagnerà i protagonisti anche durante la difficile prova vissuta lontano da casa.

Ninuzza è una figura femminile capace di muoversi con determinazione e forza all’interno di un mondo patriarcale e maschilista, che riuscirà a vincere anche i pregiudizi più radicati conquistando, con silente discrezione, l’indipendenza e il rispetto per sé e la propria famiglia.

La sua storia racconta le speranze e le paure legate al viaggio, quello di svolta, di uomini e donne che, nonostante tutto, non si arrendono.

Con lo sguardo in su, di Alessia Franco, racconta invece la storia di Josetta che si è trasferita da poco a Palermo dalla Germania: il papà fa l’antiquario, e in Sicilia vede nuove opportunità di lavoro. Siamo nel periodo della Belle Époque, e sono molte le famiglie che, da tutta Europa, decidono di venire a vivere e lavorare su quest’isola colta, ricca, produttiva. Sisidda, invece, dal suo poverissimo quartiere non si è mai spostata se non per andare a servizio, proprio in casa della famiglia di antiquari, che abita una villa Liberty immersa in un giardino rigoglioso. E sono proprio quartieri opposti tra loro a far da sfondo al racconto: da un lato Danisinni, dall’altro quelli che racchiudono alcuni gioielli del periodo Liberty, come il Villino Florio, Villa Whitaker, la Real Confetteria del cavaliere Bruno e la storica gioielleria Mercurio di corso Vittorio Emanuele.

Un’amicizia, quella tra le due bambine, che nasce per caso e che porterà alla luce tante altre vite di loro coetanei: da quelli ricchi e privilegiati ai carusi, che si sfiniscono di lavoro e rischiano la vita nelle zolfare. Con il suo nuovo romanzo – scritto da un adulto con la voce dei bambini, una voce e, dunque, una scrittura che insieme alle protagoniste cresce pagina dopo pagina – l’autrice si immerge con grazia e delicatezza in un periodo storico affascinante costellato di luci e ombre, di cui recupera frammenti di vita, usanze, personaggi e luoghi noti o dimenticati di Palermo, rivolgendosi tanto ai ragazzi quanto a un pubblico maturo. Dall’incontro di due realtà apparentemente inconciliabili nascono il rispetto, la conoscenza, il dialogo. In una parola, il diritto di ogni bambino di vivere “con lo sguardo in su”.

E poi c’è il saggio Costanza D’Altavilla - L’ultima imperatrice normanna, di Francesca Giurleo. La figura di Costanza d’Altavilla si impone nel testo in tutta la sua forza di sovrana, di donna e di madre. L’ambientazione principale è il Palazzo Reale, descritto minuziosamente coi fasti dell’epoca. Data in sposa a Enrico VI per un gioco politico fatto di alleanze, si mantenne estranea all’ambizione del marito dominatore, usando tutta la sua diplomazia per difendere la sua terra e la sua gente. Il suo obiettivo si poté realizzare solo dopo la morte del marito stesso quando, dopo aver allontanato da sé i funzionari tedeschi rudi e sanguinari, riportò il figlioletto, il futuro Federico II, in terra di Sicilia, nella corte di Palermo, e cominciò a preparare per lui un regno unito e saldo. Con la sua amministrazione Palermo riprese l’antica politica interculturale e iniziò ad affermarsi come capitale della cultura e culla della nascente lingua italiana.

Un anno a Palermo, 1860 - Memorie di Adelaide Atramblé di Giulia Sommariva tratteggia invece la figura della pittrice franco-napoletana vissuta alla Corte di Ferdinando II di Borbone, che si trasferì a Palermo nel 1850 subito dopo le nozze col giovane magistrato palermitano Domenico Sommariva Grenier. A informarci della vita di Adelaide è stata la fortuita scoperta di un epistolario, una cinquantina di missive ingiallite dal tempo indirizzate al padre, il generale Horace Atramblé , e scritte tra il giugno e il dicembre del 1850. Dallo stile colorito e ricche di vivaci richiami, queste lettere diventano le tessere di un mosaico che riporta alla memoria brani di vita, affetti domestici e valori di un tempo passato offrendo inedite testimonianze sulla Palermo di metà Ottocento. Un epistolario in forma biografica che racconta i primi mesi della vita palermitana di Adelaide, una narrazione di fatti e stati d’animo intimamente legati alla genesi dei suoi dipinti, la Veduta di Capaci con l’Isola delle Femmine e la Veduta di Catania. Sono pagine che, a distanza di circa centosettant’anni, svelano la sua figura di artista e di donna evocando emozioni e sensazioni che le appartennero, mostrandone la delicata sensibilità.

Figure di donne appartenenti a differenti estrazioni sociali e vissute in diversi periodi storici ma tutte accomunate da un grande carisma. Lo stesso carisma che accomuna le autrici che Kalós ha scelto per raccontare il bello della sua città.

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