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Archeologia dello sguardo, le opere di Rossella Leone a palazzo Riso di Palermo

Ph: Fabrizio Stipari

Oggi alle 18 il Polo Museale Regionale d'Arte Moderna e Contemporanea della Sicilia presenta, nei saloni di Palazzo Belmonte Riso (Corso Vittorio Emanuele, 365) la mostra Archeologia dello sguardo di Rossella Leone curata da Bruno Corà.

La mostra sarà aperta al pubblico dal 1 giugno al 11 settembre 2019.

L'esposizione, a cura di Bruno Corà, propone un'articolata selezione di opere di Rossella Leone che
spaziano dal registro visivo a quello sonoro, in sintonia con una “partitura” nella quale convergono
le riflessioni sviluppate dall'artista negli ultimi decenni, sia sul piano etico che estetico, sia formale
che tematico.

L'artista, dalla seconda metà degli anni ottanta, si è distinta per il suo originale uso della carta autonomamente fabbricata, dallo stato informe di polpa al foglio: carta che non è più soltanto supporto, ma vero e proprio materiale pittorico, plasmabile al limite del bassorilievo e della scultura.

Nucleo concettuale della mostra è la riflessione sulla deriva e sulla perdita dell'uomo contemporaneo come individuo e come società, a scapito della natura, dell'ambiente e della sua stessa crescita intellettuale e sentimentale.

In linea con quanto afferma Maurice Merleau Ponty I nostri occhi vedono più di quello che realmente vediamo, le opere di Leone scavano nel passato più remoto per sviluppare il continuo rapporto con il presente.

Allusioni e tematiche che non raccontano il mito ma che, al contrario, lo trasformano in suo specifico linguaggio, attraverso l'uso innovativo di tecniche e materiali, dalla sua carta alla pietra, dalle resine all'acciaio e al vetro.

Per comprendere appieno il complesso lavoro dell’artista, bisogna spingersi oltre le tradizionali categorie estetiche, in un dualismo trapassato e presente.

In mostra i diversi cicli sviluppati dall'artista, dalle grandi pitture introspettive sul tema della
deliberata “Caduta” alle “Partiture afone”, dai “Talami” ai grandi “Muri” e ai “Canopi urbani”, dalle
laceranti e “seducenti” lesioni vive”, fino alle opere più recenti come l'installazione Living che
affronta il tema dell'assuefazione alla violenza e all'orrore che fanno ormai parte del nostro
quotidiano, fino a stravolgere persino il nostro stesso concetto di bellezza.

Se nelle partiture afone, in carta o marmo, le vibrazioni chiaro scurali erano assimilabili a partiture
di sonore musicalità affidate all'intima percezione visiva del fruitore (non di rado tradotte in musica da compositori quali Tierry Bongart Lebbé, Paolo Aralla), in questa occasione l'artista propone sue
spazializzazioni e partiture sonore derivate dal lunghissimo ascolto del canto delle misteriose cicale,
confluito nella performance musicale Che non si all'ultimo canto!

Appassionata invocazione tesa a sviluppare una più partecipata lotta per fermare il disastro ambientale e climatico ormai paurosamente in atto, che Rossella Leone ha voluto estendere al violoncello di Kristi Curb e al violino di Salvo Greco.

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