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A Palermo i virtuosismi del pianista Alexander Lonquich, concerto al Politeama

Martedì 26 marzo, alle 20.45, al Politeama Garibaldi di Palermo, i virtuosismi del pianista Alexander Lonquich. L’Associazione Siciliana Amici della Musica ospita uno dei pianisti più noti a livello internazionale.

Il ricco programma spazia da Stravinsky a Beethoven, da Adorno a Bizet, da Tchaikovsky a Stravinsky, fino a Schumann, Rachmaninov, Beethoven. Il raffinato musicista tedesco, dopo aver vinto il primo premio al concorso Casagrande dedicato a Schubert, ha tenuto concerti in tutti i principali centri musicali del mondo; la sua attività lo ha visto impegnato con direttori d’orchestra quali Claudio Abbado, Ton Koopman, Emmanuel Krivine, Heinz Holliger. Importante la sua attività nell’ambito della musica da camera: Lonquich, infatti, ha avuto modo di collaborare con artisti del calibro di Nicolas Altstaedt, Vilde Frang, Joshua Bell, Isabelle Faust, Carolin Widmann, Jörg Widmann.

“Sviluppando la mia “playlist” personale scopro delle contrapposizioni dialettiche e delle affinità, nascoste al primo sguardo, ma forse in grado di emergere oltre la superficie – commenta Lonquich -. Lasciando convivere degli autori parecchio eterogenei potremmo essere messi in grado di seguire un racconto atipico, frutto della compresenza di filoni culturali ed emotivi certamente lontani gli uni dagli altri, ma che già eravamo abituati inconsapevolmente ad accostare. E saremmo in più in grado di scoprire che accanto a dei pezzi ben noti possano trovare spazio uno studio contrappuntistico beethoveniano, un esercizio di stile del filosofo Adorno che, durante la sua formazione musicale sotto la guida di Alban Berg, nel 1927 omaggia l'Adagietto dalla prima Suite Arlésienne di Bizet, come nello stesso anno l’oggi ingiustamente trascurato Stefan Wolpe lavora con tecniche di montaggio su rudimenti di un tango, o come lo stesso autore ci aggredisce con una violenta e ben calcolata esplosione prolungata dal sapore bruitista in Stehende Musik. Potremmo rilevare che Bunte Blätter di Schumann non sono altro che una raccolta di brevi componimenti singoli scritti nell’arco dell’evolversi del suo profilo creativo, come potremmo verificare come si relazioni il giovane Stravinskij nell’Etude al modello skrjabiniano. Potremmo conoscere una commovente piccola opera pianistica di Bruckner, concepita nel 1868, anno della nascita della sua prima sinfonia, scoprire che Max Reger non era solamente autore di pachidermiche fughe ma a volte capace di insospettabili leggerezze, sentire come Grieg, evocando dei suoni di campane, si proiettava almeno venti anni in avanti. Potremmo godere della straordinaria capacità di Bach di illuminare lo stesso tema di una sempre diversa luce armonica, essendo l’intera sua meditazione sulla perdita del suo amato strumento avvolta in una coltre di sconsolata malinconia. Infine potremmo osservare Janácek mentre butta giù delle stenografiche annotazioni “diaristiche”. Ma soprattutto potremmo tenere vigile la nostra mente nella consapevolezza che tutti questi tasselli fanno parte di una rete fantasmatica che nutre la continua personale rielaborazione della comune memoria musicale storica”.

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