Dopo aver manifestato e urlato per affermare i suoi diritti adesso Giovanni Cupidi ha scritto. Stavolta non appelli o petizioni ma il suo primo libro, «Noi siamo immortali. Due vite racchiuse in una sola esistenza» (ed. Mondadori, pp. 236, 16,90 euro), insieme con l’amica Veronica Femminino. Con l’organizzazione dalla libreria Flaccovio Mondadori, è stato presentato ieri ai Cantieri culturali alla Zisa da Ficarra e Picone con Corrado Fortuna: tre attori, cassa di risonanza delle tante battaglie, e che intendono «scardinare il comune sentire sulla disabilità».
Quella di Giovanni è la storia di un adolescente che, una mattina di ventotto anni fa, dopo una fitta alla scapola, nel giro di due ore, non si muove più. E non riuscirà più a farlo a causa di quell’ischemia dell’arteria midollare cervicale che lui chiama «il fatto».
Oggi, Cupidi ha 41 anni e vive la sua tetraplegia a Misilmeri circondato dall’affetto della famiglia, percepisce un assegno di cura per disabilità gravissima che non copre la fisioterapia cui deve giornalmente sottoporsi e usufruisce di sole 26 ore d’assistenza settimanale («d’un progetto che scade a fine novembre»). Il suo chiodo fisso è la musica di Jovanotti ed è proprio il cantautore romano a firmare la prefazione dell’opera in cui si racconta prima e dopo «il fatto». Tanti pensieri ed emozioni li ha rivissuti nei testi del Cherubini nazionale che oggi è suo amico e sodale nella battaglia per ottenere giustizia e dignità per tutti i disabili gravi. «Lo seguo da quando avevo dieci anni - racconta - per me, è come se fossimo cresciuti insieme: il mio percorso di vita e quello artistico di Lorenzo, per certi versi, hanno camminato paralleli».
E dei tanti concerti seguiti, quello del giugno 2015 a San Siro ha lasciato un segno indelebile perché Jovanotti ha voluto che Cupidi fosse attore protagonista di una delle sei storie del suo docufilm, «Gli immortali». Così da Misilmeri a Milano il viaggio on the road diventa un film strada facendo.
«L’idea del libro mi è balenata subito dopo - continua - perché, pur tra mille difficoltà logistiche e coi tempi che mi sono necessari, ho iniziato a pensare che nessun viaggio mi era precluso. Giovanni, pur se in carrozzina, è comunque un «osso duro» (definizione di Jovanotti) e corre spedito verso gli obiettivi che si è prefisso, ballando, anzi, «basculando con la carrozzina» anche durante le sue gioiose feste di compleanno nella casa di campagna in contrada Patellaro, a Misilmeri. E, oltre allo scrittore, nel libro si può ammirare un lato forse inedito di Giovanni: quello dell’allegro e colorato disegnatore. Nel libro, infatti, oltre alle fotografie che lo ritraggono nei momenti importanti della sua vita, infanzia inclusa, ci sono i recenti disegni eseguiti con la bocca tramite pennetta su smartphone. Lui, che non vuol Fare del bene Gli attori Salvo Ficarra e Valentino Picone si sono schierati da tempo nella battaglia per i diritti dei disabili essere considerato malato («semmai porto con me alcune fragilità»), pensa d’essere un ragazzo fortunato (come recita la canzone) perché non s’è mai sentito «così sfortunato da non potere cantare quella canzone».
E Jovanotti, in un video messaggio via Skipe all’amico Giovanni ha detto che «la disabilità colpisce tutti se non siamo in grado di risolvere e affrontare le barriere e diventa disabilità del cuore». E se Corrado Fortuna ha sottolineato che la sua presenza non testimonia solo l’amicizia che lo lega a Giovanni da molti anni «ma onora anche il valore della sua opera letteraria», Valentino Picone ha messo in rilievo «il lato sorprendente e leggero del libro anche quando parla di cose serissime. Ecco, dopo averlo letto, si è portati a fare del bene perché possiede una grande umanità». Gli immortali sono in mezzo a noi che «non siamo nati per essere individuali, bensì cosmici». Anche se in carrozzina.
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