PALERMO. Dalla settimana scorsa, abbinato al Giornale di Sicilia, c’è il volume «La Catturandi. La verità oltre la fiction», scritto da un investigatore in incognito, I.M.D., che per anni ha contribuito alla cattura di pericolosi latitanti di Cosa nostra. Lo stesso autore, alcuni anni prima, aveva esordito con una sorta di antefatto di quel libro, «Catturandi. Da Provenzano ai Lo Piccolo: come si stana un pericoloso latitante», pubblicato come il primo dall’editore Dario Flaccovio e che sarà distribuito a partire da oggi, col nostro quotidiano, al prezzo di 6,20 euro, più l’euro e trenta centesimi del giornale.
È il terzo atto della sinergia tra l’azienda di via Lincoln e la casa editrice palermitana, che si concluderà la prossima settimana, con un ultimo testo, «Guida ai piaceri e misteri di Palermo» di Pietro Zullino. Il nuovo volume firmato da I.M.D., con prefazione di Cono Incognito, introduzione di Leonardo Guarnotta e postfazione di Salvatore Costantino, è stata ispirato all’autore dalla cattura di Bernardo Provenzano – vissuta in prima persona – ma ha avuto una genesi necessariamente frammentata dalle tante operazioni portate avanti dalla Catturandi.
Il risultato comunque è brillante, con 189 pagine alla portata di un pubblico vasto, non solo addetti ai lavori, magistrati, poliziotti, o aspiranti tali, ma anche chi, quotidianamente, porta avanti la lotta alla mafia. La prima metà del libro è dedicata all’eterna sfida fra poliziotti e latitanti, all’analisi degli strumenti – in primis intercettazioni e perquisizioni – a disposizione della polizia giudiziaria nel contrasto alla criminalità organizzata.
Nella seconda l’autore entra nel vivo di azioni vissute in trincea: dall’artigianale ma efficace comunicazione dei «pizzini», da parte dei mafiosi, alla rievocazione delle catture degli ultimi boss di spicco, nonostante una fitta rete di complicità e fiancheggiatori. Un libro che non è un inno sterile ai successi dello Stato, ma che si muove sul solco di alcune convinzioni: «La mafia come organizzazione strutturata nel territorio ha subito negli ultimi anni ingenti perdite. Anche dopo il maxiprocesso l’organizzazione sembrò accasciarsi, ma poi i fatti ci hanno dimostrato il contrario. Discorso diverso è, invece, quello sulla mentalità mafiosa generata da un certo retaggio culturale e sociale. Lì il lavoro è ancora lungo». Un libro che non fa sconti, una lettura necessaria.
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