ROMA. Trasudanti potenza espressiva e cromatica, gli oggetti immortalati sulla tela da Renato Guttuso sono al centro di una grande mostra allestita dal 22 dicembre al 26 marzo a Palermo, negli spazi di Villa Zito.
Esposte 47 opere che indagano la poetica della natura morta sviluppata dal maestro di Bagheria già dalla fine degli anni '30 e diventata nei decenni successivi una componente essenziale della sua straordinaria produzione.
L'importante rassegna, dal titolo 'Guttuso. La forza delle cose', è un progetto espositivo nato dalla collaborazione tra gli Archivi Guttuso e i Musei Civici di Pavia, dove si è da poco conclusa la prima tappa (ospitata presso le Scuderie del Castello Visconteo di Pavia).
L'edizione palermitana, messa a punto per celebrare i venticinque anni dalla nascita della Fondazione Sicilia (che ha promosso l'iniziativa in collaborazione con Sicily Art & Culture), è stata curata da Fabio Carapezza Guttuso e da Susanna Zatti, direttrice dei Civici di Pavia, che insieme hanno dato vita a una puntuale selezione grazie ai prestiti di prestigiose collezioni pubbliche e private, come il Mart di Trento e Rovereto, la Fondazione Magnani Rocca di Parma, i Civici Musei di Udine, il Museo Guttuso, la Fondazione Pellin.
Lo scopo è quello di offrire al pubblico una prospettiva inedita e di indubbio impatto sul percorso artistico del pittore siciliano, studiando appunto la forza delle cose rappresentata nelle opere.
L'artista ha infatti indagato quasi ossessivamente una serie di oggetti che si animano nelle tele, fino a diventarne protagonisti indiscussi in virtù di un linguaggio capace di imprimere all'opera forza espressiva e potenza cromatica senza pari.
«Se la pittura non penetra l'oggetto e non ne svela le vibrazioni, se non arriva partendo dall'oggetto e dall'osservazione sentimentale di esso alla creazione di un equivalente plastico dell'oggetto non si perviene alla poesia, ma si precipita nella fotografia», scriveva lo stesso Guttuso nel 1933 per mettere, sempre con passione, in chiaro la sua scelta poetica ed espressiva.
La carica travolgente delle nature morte di Guttuso è dunque una caratteristica distintiva della sua pittura che la mostra documenta allestendo dipinti degli anni '30 e '40, in cui è evidente l'impegno assunto dall'artista nel testimoniare la drammatica condizione esistenziale, imposta dalla dittatura e dalla tragedia del conflitto bellico. Nel dopoguerra, con 'Finestra' (1947) o 'Bottiglia e barattolo' (1948), il crescente
interesse verso la sintesi post-cubista picassiana rivela l'anelito di Guttuso nel recupero della cultura artistica europea, fino ad arrivare, negli annì 60, a una nuova fase che rivela una dimensione più meditativa, derivante anche dalla elaborazione, nei suoi scritti, dei temi del realismo e dell'informale. A illustrarlo, capolavori quali 'Il Cestello' (1959), 'La Ciotola' (1960) e 'Natura morta con fornello elettrico' (1961). Il percorso espositivo si conclude con una selezione di dipinti della fine degli annì70-'80, periodo in cui la continua ricerca del reale di Guttuso si accentua per dare vita a celebri dipinti come 'Cimitero di macchine' (1978), 'Teschio e cravatte, Bucranio, mandibola e pescecane' (1984), che assurgono a metafore e allegorie del reale.
La mostra palermitana è arricchita da fotografie, in parte inedite concesse dagli Archivi Guttuso, e da frammenti video messi a disposizione da Rai Teche, che raccontano la vita, intima e pubblica, dell'artista mostrando anche i luoghi del suo lavoro e delle sue relazioni con importanti scrittori quali Moravia, Vittorini, Saba e Levi, scultori come Manzù e Moore, i poeti Pasolini e Neruda, i registi De Sica e Visconti, e naturalmente Picasso.
Rapporti che influenzeranno i suoi lavori e ispireranno non solo dipinti, ma anche illustrazioni per libri, scenografie teatrali, collaborazioni cinematografiche, sodalizi letterari e politici.
«Non poteva esserci un modo migliore per ricordare i primi 25 anni di attività - ha detto il presidente della Fondazione Sicilia Raffaele Bonsignore in merito all'iniziativa di Villa Zito - se non rendere omaggio con un progetto culturale ambizioso a un artista tra i più amati dei nostri tempi e della nostra terra di cui la nostra collezione conserva opere importanti».
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