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Con Fiorello tutti sgranano un Rosario di risate

PALERMO. Lo show di Fiorello ha ben poco della lentezza del rosario, è un tunnel ritmico nel quale si infilano gli ottocento circa spettatori presenti ieri sera al Teatro Politeama, storia dopo storia, gag dopo gag di scrittura magnetica e fluorescente. Durante L'ora del Rosario, regia di Gampiero Solari, testi e musica fanno la loro parte, il resto, che è il più, lo fa lui, Rosario.

Un talentaccio, c'è poco da dire. Anche dopo l'intossicazione da virus, causa dello slittamento di 24 ore del debutto palermitano. Funambolico folletto che annulla il confine tra palcoscenico e gente, piomba giù, dritto nelle teste e tra i piedi degli ottocento e da lì non lo stacchi fin quando non decide lui di andarsene.

Entra vestito da prete con barba finta, seguito da un chierichetto, e deciso a non assolvere nessun peccatore palermitano, men che mai quelli con incorporato il cellulare, strumento che nasconde indicibili secreti.

Dice la sua su molte cose, parlando o cantando, e sarebbe stucchevole se non lo facesse con quella voce lì, con quella faccia, con quella voglia e con quella forza. Dice la sua e non sono idiozie: con la leggerezza che lo contraddistingue, racconta vizi e virtù del nostro tempo, e prende di mira i social, di cui lui stesso è addicted.

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