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Da strumento di difesa a terrazza per i nobili, le Mura delle Cattive a Palermo

PALERMO. Portano con sè un bagaglio di storia le Mura delle Cattive, considerate uno dei simboli di Palermo.

La storia racconta di una terrazza ottocentesca riservata alle “cattive”, ossia le prigioniere (dal latino captivae) del dolore. In quanto vedovem, infatti, potevano fare le loro passeggiate senza essere importunate.

Il nome delle Mura risale all’800. Per molti secoli sono state per i palermitani la difesa estrema della città. Strutture di seconda protezione poste dietro i due Bastioni di Vega e del Tuono eretti nel ‘500 dai Viceré spagnoli.

Con il tempo, divenne il più importante luogo di incontro della città. Nelle giornate di sole, infatti, i palermitani erano soliti frequentare il Foro Borbonico. Passeggiando in riva al mare si sentiva la musica proveniente dal Palchetto, si potevano ammirare i giochi d’artificio, e sbirciare tra i banchi delle fiere periodiche. Un momento di aggregazione che raggiungeva il suo culmine con la Festa di Santa Rosalia.

A volere le Mura delle Cattive fu Antonio Lucchesi Palli, Principe di Campofranco e Luogotenente Generale in Sicilia, il quale nel 1823 sfruttò i camminamenti posti sopra le vecchie mura difensive per farne una meravigliosa terrazza per i nobili. Il nome originario era “Pubblico Parterre” (come attesta una lapide) ma i palermitani la denominarono presto “Passeggiata delle Cattive”.

Ancora oggi, dalle Mura si può ammirare il panorama forse più bello della città tra palazzi suggestivi ed una tranquillità paradisiaca.

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